Mi piace andare nelle classi a leggere: libri che ho scritto io per bambini e ragazzi, o libri che ho amato da bambina e da ragazza e che spero possano ancora appassionare un giovane pubblico.
Così oggi ho portato in classe, insieme ai miei Fatti di lingua e Grammatica in gioco (Edizioni Dedalo), uno dei miei libri preferiti: Through the looking glass di Lewis Carroll.
Un libro che vale un intero corso di linguistica e che, almeno nel mio caso, ha avuto un ruolo importante nelle mie scelte di vita.
Me ne se sono resa conto alcuni anni fa leggendo un libro di Marina Yaguello, linguista francese allieva di Antoine Culioli (il Lacan della linguistica francese):
Dentro il libro del reverendo Carroll - scritto a sei anni di distanza da Alice in the wonderland e mezzo secolo primo dell'uscita del Cours de linguistique générale di Ferdinand de Saussure, che porrà le basi della moderna scienza linguistica - il gioco linguistico e il non-sense diventano una chiave filosofica per interrogare il linguaggio e i suoi meccanismi.
Con Alice e le altre bambine e bambini delle scuole Fortuzzi di Bologna, mi piace ricordare che:
"La linguistica è una cosa troppo seria per essere lasciata ai soli linguisti"... specie a quelli che non sanno, o hanno smesso di, giocare.