Nella collana "MCE Narrare la scuola" è appena uscito un volume dedicato alle pratiche di educazione linguistica attiva sperimentate da insegnanti che aderiscono al Movimento di Cooperazione Educativa (MCE), l'Associazione nata in Italia negli anni Cinquanta sulla scia delle idee del pedagogista francese Célestin Freinet, diffuse in Italia grazie all'impegno di maestri come Mario Lodi, Bruno Ciari, Alberto Manzi.
Il libro si intitola Dire. Fare. Inventare. Parole e grammatiche in gioco, è curato da Nerina Vretenar e raccoglie testi di Bepi Malfermoni (storico protagonista del gruppo nazionale lingua MCE) ed esperienze di insegnanti della primaria, con un'introduzione di Massimo Vedovelli.
Per chi conosce alcune storiche pratiche educative del MCE (il giornalino scolastico, la corrispondenza interscolastica, la scrittura collettiva) è una sorpresa ritrovarsi di fronte a tante proposte dedicate all'osservazione e alla scoperta delle parole e della grammatica, tutte basate sul confronto di esperienze fatte in classe e sulla centralità dell'approccio ludico alla lingua.
In ciascuna sezione sono presentati vari giochi, raggruppati in proposte di lavoro adatte alle varie classi e preceduti da una breve premessa che specifica il quadro teorico di riferimento.
In Giocare con le frasi, per esempio, troviamo molti suggerimenti per riflettere sui meccanismi di selezione e combinazione che sono all'origine della struttura della frase: giochi di costruzione di frasi a partire da cartellini con gruppi di parole, gioco del semaforo per decidere degli abbinamenti più o meno accettabili tra gruppi di parole, macchine aggiustafrasi (che possono tagliare pezzi, aggiungere pezzi, spostare pezzi e così via), giochi di parafrasi (per dire la stessa cosa con frasi diverse), risoluzione di frasi ambigue, scomposizione di frasi fatte, tautogrammi (frasi composte da parole che cominciano tutte con una stessa lettera), giochi con pronomi di ripresa ed elementi di collegamento (preposizioni, congiunzioni).
La frase non è l'unica dimensione del lavoro: anche il lessico e il testo diventano oggetto di esplorazioni giocose, di confronti, di scoperte.
L'obiettivo è quello di riaffermare la centralità dell'educazione linguistica, intesa non come acquisizione di regole meccaniche precostituite, ma come conquista graduale di una piena padronanza della lingua nella realtà e molteplicità degli usi, scritti e parlati; non come esplorazione solitaria e libresca, ma come momento di interazione e cooperazione basata sul gioco regolato, sul piacere di imparare.