Era uscito in prima edizione per Carocci nel 2011. Ora il libro di Veronica Ujcich (con la collaborazione di Sabrina Cannavò), Grammatica e fantasia. Percorsi didattici per l'uso dei verbi nella scuola primaria, riappare in una nuova edizione.
Oltre a una diversa copertina e a una Premessa che spiega le ragioni del ritorno sul tema a distanza di nove anni, il libro si avvale della più ampia esperienza delle autrici (che sono insegnanti di scuola primaria) ed è pertanto arricchito di nuovi "esperimenti grammaticali" sul verbo (da proporre non prima della terza primaria!).
Il metodo è quello della "scoperta", messo a punto da Maria Pia Lo Duca. Alla "scuola padovana" appartiene del resto l'autrice principale, che ha alle spalle un dottorato in Scienze linguistiche, filologiche e letterarie nell'Università di Padova, da cui era nato il volume I tempi nei testi. Analisi dei tempi verbali in testi narrativi prodotti a scuola (CLUEP, 2010).
L'autrice ha inoltre in cantiere, insieme con altre insegnanti-ricercatrici attive nel GISCEL Veneto (Stefania Tonellotto, Diana Vedovato, Vera Zanette) e sempre per lo stesso editore, un ampio progetto di Grammatica dei bambini in tre volumi (dedicati rispettivamente all'analisi delle parole, all'analisi della frase e agli altri temi e problemi dell'educazione linguistica nella scuola primaria, ancora una volta affrontati con metodologia laboratoriale per scoperta). Il primo (sottotitolo: Le parole) è appena uscito.
Ma veniamo alla nuova edizione dell'agile e fortunato libro dedicato ai verbi, il cui titolo richiama - nella "fantasia" - anche il metodo rodariano delle storie fantastiche (Gianni Rodari è un autore spesso citato e ampiamente utilizzato nella costruzione delle attività operative). La consapevolezza della difficoltà, per bambini di 8 anni, di comprendere ragionamenti astratti (necessari per attivare la riflessione sulle strutture grammaticali) suggerisce all'autrice di ridurre al minimo i termini tecnici e di avvalersi di immagini, storie, piccole drammatizzazioni; nella nuova edizione, inoltre, molte attività pensate per la terza primaria sono state posticipate alle classi successive.
Il libro si articola in quattro capitoli: il primo dedicato ai tempi del verbo, il secondo al funzionamento dei verbi nel testo narrativo, il terzo alla costruzione della frase a partire dal verbo secondo il modello valenziale (questo capitolo è stato scritto da Sabrina Cannavò). Un quarto capitolo mostra esempi delle attività suggerite nel testo. Esercizi di rinforzo, osservazione e verifica sono presenti anche a conclusione dei primi due capitoli, mentre il terzo si chiude con un confronto tra il vecchio (la classificazione tradizionale dei complementi) e il nuovo (la suddivisione degli elementi periferici della frase in circostanti ed espansioni).
Se le pratiche scolastiche si accontentano spesso della memorizzazione dei paradigmi dei verbi, questo libro guida le e gli insegnanti a creare percorsi che aiutino bambine e bambini di 8-10 anni a riconoscere la categoria del verbo e le funzioni dei tempi verbali (dell'indicativo!) nel loro contesto d'uso: nei testi letti e in quelli prodotti dai bambini stessi.
La Premessa chiarisce le condizioni alle quali il metodo può essere agevolmente applicato: sarà l'insegnante a scegliere come suddividere il percorso continuo delineato dalle lezioni, in base ai tempi della classe; la classe dovrà poter contare su un'ampia presenza di parlanti nativi, che possano pronunciare giudizi sulla grammaticalità degli enunciati; in caso di presenza di bambini non italofoni, sarà necessario prevedere approfondimenti di tipo contrastivo sui verbi in lingue diverse (un confronto è possibile anche con l'inglese, insegnato - più o meno - già nella primaria).
Oltre a illustrare i benefici del metodo per l'inclusione (il supporto degli elementi grafici favorisce i bambini con DSA, il metodo dialogico favorisce la partecipazione dei bambini APC - che pure possono costituire un problema...), la Premessa mette in luce una condizione importante per lavorare in modo induttivo e laboratoriale:
avere una classe che possa formarsi come comunità di apprendimento: la difficoltà più grande da questo punto di vista non è di tipo cognitivo, come potrebbe sembrare a prima vista, o di competenze pregresse, quanto piuttosto di tipo comportamentale. È necessario che la classe sia in grado di affrontare una lezione stimolante e a tratti non prevedibile, che ciascuno sia capace di rispettare il turno di parola dei compagni e di proporre le proprie riflessioni una volta recepite quelle degli altri.
Insomma, per cominciare a riflettere in modo attivo e autonomo sulla lingua, è necessario non solo aver imparato a leggere e scrivere con sicurezza e aver sviluppato il pensiero astratto, ma anche aver acquisito sicurezza emotiva e quelle competenze orali che sono alla base dell'esercizio di una cittadinanza attiva.