Stiamo separati di fronte al mondo,
ognuno incatenato alla sua ora,
i nostri cani vanno a toccare un ieri,
quante volte e senza conseguenze?
Nebbia avvolge quel laggiù privo di sponde
nebbia si appoggia sulla mia spalla,
diventa pesante, più pesante, diventa pietra.
C’è una sola parola captata origliando
Che voglio cavare fuori e conservare,
perché resti indietro una ferita aperta,
a mia consolazione, una via nel domani.
Bastava la speranza? Allora sperate con me
Tutti voi soccombenti.
Spera anche tu,
mio cuore,
un’ultima volta.
27.01.05
(M. Mehr, da Ciascuno
incatenato alla sua ora, Einaudi, 2014; trad. dal tedesco di Anna Ruchat)
Rosa marina
Sub rosa dicta vel acta…
E questa tua rosa, senza terra,
se a una corolla dà smalto,
dapprima tutta muta in serra,
poi al chiuso cresce ed al caldo…
E nasce in tempo più oscuro,
svegliata da peccati, a foggiare
senza vergogna, al futuro
stanco un cielo di pioggia sul mare…
E rada, sonnolenta, non ricorda
Chi traffica al verde che gètta;
gela in un bianco l’onda sorda
ciò che la sua linfa dètta…
Germoglia lentamente come idea,
si compie come un ciclo di marea…
(Gianni d’Elia, da I
fiori del mare, Einaudi, 2015)
Gianni D'Elia, poeta pesarese, nel suo "canzoniere adriatico" recupera le forme chiuse della tradizione poetica in componimenti che esercitano lo sguardo poetico su un presente di ozi balneari estivi e corpi di migranti alla deriva.
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