domenica 22 dicembre 2019
Di certo molti hanno imparato da te (ricordando Adriano Colombo)
Ci ha lasciati stanotte Adriano Colombo, insegnante-ricercatore anima del GISCEL bolognese, autore di splendidi libri e di articoli di linguistica educativa che hanno insegnato a tanti (agli accademici in primis) che cosa vuol dire lavorare nella scuola e per la scuola, militando insieme per l'accrescimento della consapevolezza e della conoscenza.
Adriano ha scritto moltissimo e ha diligentemente raccolto, ordinato e messo a disposizione i suoi lavori e le sue riflessioni (maturate nell'arco di cinquant'anni) in un sito straordinario, adrianocolombo.it, di cui avevo parlato in un articolo scritto nel 2013 per la rivista "La Ricerca". Negli ultimi sette anni il sito ha continuato ad arricchirsi, nonostante fosse venuta a mancare la sua segretaria Pistombrilla.
Collegandosi al sito, si possono scaricare gratuitamente - tra i tanti materiali - i tre volumi di un'ottima grammatica per la scuola uscita (con troppo anticipo) nel 1988, Pesare le parole, e un volumetto che costituisce il suo testamento: Forse qualcuno ha imparato qualcosa. Mezzo secolo nella scuola e dintorni. Qui Adriano racconta (anche in forma di poesia) le sue esperienze di professore a scuola (negli anni delle rivoluzioni e delle sperimentazioni), all'Università (che troppo poco l'ha valorizzato) e alla SSIS, ma anche il suo impegno come formatore e segretario GISCEL.
Quando l'ho conosciuto, io ero appena arrivata nello studio di italiano della Scuola Interpreti e Traduttori di Forlì, dove lui aveva tenuto un corso di Grammatica Italiana (troppo presto soppresso). Ci siamo ritrovati nel 2012, per una formazione all'Accademia della Crusca: lui teneva un corso sulla grammatica nella prospettiva di un curricolo verticale; io e Silvana Loiero due seminari collegati al suo corso. Le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo sarebbero uscite di lì a poco (ma già si sapeva che avrebbero richiesto un nuovo esercizio di lettura rispetto a quelle del 2007). Ricordo ancora una frase sua che avevo annotato in quell'occasione: "una grammatica deve essere descrittiva, intelligente, in interazione con i testi" e ancora "partire dal poco, ma sodo", imparando a "differenziare, sistematizzare, ri-usare" le conoscenze.
Io Adriano l'ho sempre visto come uno studioso: forse perché quando l'ho conosciuto era già in pensione e aveva alle spalle lavori importanti: penso al bel volume Leggere. Capire e non capire (Zanichelli, 2002), scritto in anni in cui non si parlava ancora di literacy e di prove standardizzate, e tuttora prezioso per capire come funzionano i processi di comprensione della lettura.
Si era intestardito a voler tradurre dal tedesco la Grammatica italiana di Christophe Schwarze, uscita nel 2009 per Carocci, facendo un gran regalo a tutti quelli che, come me, non leggono il tedesco.
Dalla collaborazione con suo cognato, Giorgio Graffi, erano poi nati altri volumi pubblicati dalla stessa casa editrice: La coordinazione (uscito nel 2012 per la collana "Grammatica tradizionale e linguistica moderna", diretta da Graffi) e il fondamentale Capire la grammatica. Il contributo della linguistica (2017, con Giorgio Graffi), che avevo recensito con affettuosa gratitudine per la rivista Italiano LinguaDue, e di cui ho parlato anche in un post di questo blog. Intanto nel 2011 era uscito per Franco Angeli un libro ricchissimo,A me mi. Dubbi, errori, correzioni nell'italiano scritto, che interrogava le pratiche di correzione degli insegnanti tra superstizioni, idiosincrasie, riflessi condizionati.
A questo punto, pensavo, nessuno avrebbe potuto ignorarne la statura, né ridurla a quella dell'insegnante militante nel GISCEL (per il quale, pure, tanto si è speso, e fino alla fine: non posso dimenticare che giusto un anno fa si era offerto di sostituirmi in un seminario bolognese, perché ero febbricitante e senza voce). Ma l'Università è molto distratta, specie quando si tratta di riconoscere il merito degli insegnanti, che la scuola per parte sua non premia ("ma almeno non premia cose meno lodevoli" - chiosava Adriano con sagacia). E Adriano, oramai, ci aveva rinunciato. Aveva imparato a sorridere del "buonsenso informato" di chi lo guardava dall'alto e distrattamente, perché troppo concentrato ad andare avanti per la propria strada. Ma non aveva smesso di criticare apertamente le idee che non condivideva: per questo io lo temevo tantissimo. Temevo il suo giudizio, perché sapevo che era un ascoltatore e un lettore attentissimo, rispettoso ma anche capace di dissentire apertamente con una veemenza che mi lasciava atterrita.
Avevo letto con ansia il suo ultimo articolo, uscito per la nuova rivista "L'italiano a scuola", diretta da Roberta Cella e Matteo Viale. Già il titolo, Superstizioni grammaticali, mi metteva in allarme... Ma l'allarme era infondato: ancora una volta, con Adriano, c'era molto da riflettere e da imparare. Anche a essere generosi delle proprie idee, e lasciare che fruttassero altre esperienze.
E poi, come me e come altri, Adriano non aveva a cuore solo l'educazione linguistica: altrettanto importante considerava l'educazione letteraria, convinto com'era che "l'esperienza letteraria, se vissuta pienamente, ci aiuta a guardare a noi stessi e al mondo con altri occhi e a uscirne arricchiti".
Con altri occhi (Zanichelli, 2018), una delle più belle antologie scolastiche in commercio, è nata dalla collaborazione di Adriano con un altro insegnante storico bolognese (il sodale Guido Armellini), con Luigi Bosi (compagno di avventura nel GISCEL) e con il giovane critico letterario Matteo Marchesini. Uno dei tanti regali che ci ha lasciato.
Adriano, a me mi mancherai tantissimo.
N.B. : Sul sito del GISCEL è ora possibile leggere i ricordi della presidente Silvana Loiero e dell'amico-collaboratore di una vita, Guido Armellini.ù
Qui il mio ricordo pubblicato sul n. 2 della rivista "L'italiano a scuola"
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Tutto da condividere, cara Cristiana, questo sentito e bel ricordo di Adriano
RispondiEliminaGrazie Cristiana!
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