domenica 11 giugno 2017

Parlare e scrivere (meglio): spunti valenziali

"Chi parla male, scrive anche male" - dicevamo, argomentando di ortografia. Migliorare il parlato aiuta a migliorare anche lo scritto, e non solo a livello di corretta trascrizione di suoni, ma nella costruzione del testo.
E' il risultato di una tesi di laurea discussa lo scorso anno presso l'Università di Padova da Federica Festa, relatrice la professoressa Barbara Arfè, dal titolo Migliorare la produzione del testo scritto attraverso il potenziamento delle abilità orali. Effetti alla scuola primaria e secondaria di secondo grado.
Dalla tesi è nato un progetto di ricerca finanziato dall'Università di Padova che ha portato la sperimentazione anche in alcune scuole di Torino. Ho piacere di parlarne sia perché credo nell'importanza di curare l'oralità a tutti i livelli di scuola, sia perché l'ipotesi di lavoro che sta alla base di questo progetto (rivolto ad educatori, ma anche a logopedisti) utilizza il modello valenziale.

Sotto la guida della professoressa Arfè, Federica Festa ha infatti messo a punto e sperimentato un training di potenziamento delle abilità linguistiche orali basato sulla grammatica valenziale, valutandone le ripercussioni sull'espressione scritta.
La proposta didattica consiste di giochi di formulazione di frasi nucleari, espansione delle stesse e del periodo, riformulazione, applicazione creativa; i giochi sono volti ad allenare le abilità linguistiche e a riflettere su cosa ogni formulazione linguistica "dipinge" nella mente di chi ci ascolta (o di chi legge ciò che abbiamo scritto).

I risultati dello studio sono stati molto positivi, sia per i bambini di quinta primaria che per i ragazzi della scuola secondaria di secondo grado. In particolare, per i primi c'è stato un miglioramento nelle prove di generazione di frasi, riformulazione di frasi e scrittura di testi narrativi (in particolare nell'organizzazione del testo); per i ragazzi della scuola secondaria invece i miglioramenti sono stati significativi nella prova di scrittura di testo (idee, organizzazione e linguaggio).

Dare un ordine e un centro alla frase aiuta a mettere in ordine le idee e a trasferirle sulla pagina in modo più efficace.
Mi piace accostare a questa ricerca il racconto della scoperta delle "delizie" della grammatica valenziale da parte di una professionista della scrittura, Luisa Carrada, pioniera della comunicazione su web e della scrittura professionale.
Nel suo blog, il mestiere di scrivere, parla dell'incontro con il modello valenziale attraverso la lettura di uno dei capitoli del libro di Francesco Sabatini (Lezioni di italiano, Mondadori 2016). 
 
Per me che non ricordo niente delle decine di complementi e che all’esame di grammatica italiana sarei sonoramente bocciata, la scoperta di questa grammatica più semplice, che richiede un’analisi del testo davvero “logica” e funzionale, è stata una scoperta consolante. Il suo ideatore, il francese Lucien Tesnière, la spiega con questa immagine: ogni frase è un “dramma in miniatura”, in cui il verbo è il canovaccio dell’azione teatrale, il soggetto e gli altri elementi chiamati dal verbo sono gli attori, gli altri elementi le comparse e la scenografia.La grammatica valenziale non chiede di imparare a memoria mille nomi ma di ragionare sul ruolo che ogni elemento della frase ha sul palcoscenico, rappresentato attraverso cerchi concentrici, dal nucleo alla periferia. Al centro non c’è il soggetto, ma il verbo (“dinamico”, “irrequieto” lo definisce Sabatini) insieme agli attori necessari perché il dramma si compia: a noi disporre gli altri elementi. L’ordine lineare della frase si rompe a favore di quello strutturale e gerarchico. “Vederlo” nelle sue connessioni ci aiuta a scrivere in modo più consapevole e attento, a vedere palcoscenici e drammi in miniatura nei testi degli altri, a creare per i nostri lettori e clienti testi dinamici e coinvolgenti. 
Perché, per piacere ai motori di ricerca, il web ha abituato a fare attenzione soprattutto alle parole chiave (che gli strumenti di SEO aiutano a scegliere secondo logiche di indicizzazione), per essere trovati con più facilità.
Ma una volta trovati, è il modo di disporre le parole che ferma il lettore o la lettrice sulla pagina: l'uso accorto di frasi brevissime (nucleari) o di frasi lunghe e avvolgenti che accompagnano il movimento del pensiero senza perdere il filo. Insomma: il modo in cui disponiamo gli elementi sul palcoscenico della frase e del testo.
 
Immagine tratta dal blog di Luisa Carrada
 
 
Vedere la struttura aiuta a controllarla. Per questo vale la pena provare, insistere, cambiare. 

3 commenti:

  1. Proprio dal Blog di Luisa Carrada sono giunta su queste pagine e mi si è aperto un mondo sconosciuto! Grazie, ho trovato tanti spunti e suggerimenti per trasmettere qualcosa ai miei figli, dopo aver capito che sono figlia di quella grammatica, di quella analisi logica italiana asservita allo studio del latino. Veramente non avevo mai preso coscienza di questo.
    Complimenti er tutto il blog!

    RispondiElimina
  2. E ci è scappato pure l'errore di battitura, lo spinacio tra i denti :)

    RispondiElimina
  3. Grazie Giovanna per il tuo apprezzamento.
    Siamo tutte figlie della grammatica tradizionale. Grate e obbedienti finché ha funzionato (finché l'analisi logica poteva essere un lusso, una serie di nozioni da incamerare in vista di un fine diverso dallo sviluppo delle competenze di base nella lingua madre). Ma oggi il mondo è cambiato intorno a noi. Dobbiamo avere anche noi il coraggio di cambiare. Senza rimpiangere il complemento di limitazione!
    E vivano gli errori di battitura, che ci fanno umane.

    RispondiElimina