Ecco la sua poesia, in cui scuola rima con parola.
Un regalo per me, un regalo per voi.
Ehi, tu, capo di scuola,
(inteso come testa)
ascolta: la parola
che io voglio è questa:
voglio la linguamamma,
con tutti i suoi bei suoni,
che scalda come fiamma,
e non ha i PAROLONI.
La lingua delle storie,
dette da voci amiche,
latte delle memorie,
forti sapienze antiche.
Voglio la linguasuono,
che è bella da ascoltare,
che ha un sapore buono
e che mi fa pensare.
Ascolta linguamia,
che mi nasce in bocca,
che gioca alla bugia,
ma che non è mai sciocca.
La mia, che fa domande,
anche se si confonde,
e poi quella di un grande,
che ascolta e mi risponde.
La lingua che diventa
ricca di giorno in giorno,
e dà il nome, contenta,
a quello che sta attorno.
La lingua che, talvolta,
parlo quando sto solo:
solo il silenzio ascolta,
e io, parlando, volo.
Quella che, nera, dice
sulla pagina bianca,
e il mio sguardo, felice,
la legge, e non si stanca.
Ehi, voi, per ottenere
delle persone attive,
dateci linguevere,
dateci linguevive.
Veramente bella e vicina al mondo bambino. Grazie!La leggeremo domani stesso in classe.
RispondiEliminaClaudia Benedettini