mercoledì 2 dicembre 2020

Un continuo interagire: tra scienza e grammatica (sui libri di Rovelli e Pievani)

Ho letto due libri di scienziati divulgatori di cui vorrei parlarvi. Sono libri presenti nelle classifiche e nelle vetrine delle librerie, facili da trovare. 



Il primo, Helgoland di Carlo Rovelli, è diventato un caso editoriale e quasi di costume, dopo le comparse in tv del celebre fisico, le imitazioni e la circolazione virale di immagini (con o senza gatti schrodingeriani).  

L'aspetto che mi interessa di questo libro è la concezione "relazionale" degli oggetti della fisica: se la fisica classica ci ha abituati a pensare il mondo in termini di oggetti cose enti, la fisica quantistica (di cui Rovelli è un originale interprete) punta invece sulla relazione. Il mondo è un continuo interagire.

"Gli oggetti sono caratterizzati dal modo in cui interagiscono" - scrive Rovelli a p. 84. E ancora: “non ci sono proprietà al di fuori delle interazioni” (p. 88). Questo implica, tra l’altro, che una stessa sequenza di eventi può essere definita e detta in molti modi: “Le proprietà degli oggetti esistono solo nel momento delle interazioni e possono essere reali rispetto a un oggetto ma non rispetto a un altro” (p. 90).

Questi stessi concetti possono essere facilmente trasposti sul piano della lingua (la natura relazionale del segno linguistico è uno dei concetti centrali della linguistica moderna) e della grammatica nella prospettiva "nuova" che cerchiamo di proporre: se la grammatica tradizionale ci ha abituati a pensare in termini di classi di parole e paradigmi di forme, la grammatica valenziale punta invece sulla relazione. La lingua è un continuo interagire.

Le parole non si definiscono in base a proprietà intrinseche, o a partire dalle relazioni con la realtà extralinguistica, ma sono caratterizzate dal modo in cui interagiscono tra di loro: ne consegue, per esempio, che una stessa parola può essere attribuita a classi diverse (mangiare, per esempio, può essere sia un nome sia un verbo). Solo vedendo una parola all'interno della frase potremo stabilirne natura e funzione.

Per quanto riguarda il verbo, che è parola relazionale per eccellenza, la proprietà che lo definisce sintatticamente, la valenza, è un tipo di "legame". Tendiamo a pensare il verbo come una parola con una certa valenza (quindi con un certo numero di legami), ma è solo l'interazione con altri nomi e la loro disposizione all'interno della frase a consentire al verbo di dispiegare il proprio significato, che varierà a seconda della configurazione sintattica degli altri costituenti di frase. Il significato del verbo (specie per i verbi di alta frequenza) può infatti variare sensibilmente in relazione al numero e al tipo di argomenti cui si lega per formare una frase.  


L'altro libro, Finitudine dell'evoluzionista Telmo Pievani, intavola un dialogo tra lo scrittore Albert Camus e il biologo Jacques Monod, intorno all'etica della conoscenza. Temi avvincenti: la consapevolezza della necessità del caso come motore dell'evoluzione; la dialettica tra ciò che è stabile e quanto può mutare senza un fine preordinato; l'accettazione della ("tenera" - direbbe lo straniero di Camus) indifferenza dell'universo alla nostra finitezza. 

Temi che potrebbero essere declinati in chiave linguistica, per renderci più sensibili alla variazione, all'imperfezione che si insinua nella trasmissione-tradizione e diventa fattore di innovazione. 

Pievani, poi, ci ricorda che "siamo scimmie bambine, dunque fragili", che rimangono a lungo dipendenti dalle cure e dalla protezione parentale, ma - in compenso - hanno più tempo e maggiore plasticità cerebrale per l'apprendimento, il gioco, la sperimentazione e l'immaginazione. 

La sintassi di una lingua partecipa di questa dimensione spontaneamente creativa. Ed è compito di noi educatori (ed educatrici in primis) non irregimentarla precocemente in pseudo-regole che bloccano i processi naturali di sviluppo, nella fretta di anticipare le tappe culturali della scolarizzazione secondaria.

Gioverà, a chi si appresta a insegnare, la lettura del bel contributo del neuroscienziato Leonardo Fogassi al volume Montessori e le neuroscienze. Cervello mente educazione (2019).