(Finalmente) è ricominciata la scuola. Per augurare buon inizio alle e agli insegnanti di italiano, e in particolare a chi è alle prese con l'avvio di un nuovo ciclo (prima primaria, prima media, prima superiore), propongo loro di fare un gioco.
Facciamo che eravamo [imperfetto ludico] insegnanti di nuoto, alle prese con un gruppo di bambini e ragazzi già capaci di stare a galla e di nuotare, sia pure alla bell'e meglio.
Potrebbe esserci utile questo manualetto, scovato su un banchetto di libri usati?
Indubbiamente esistono una teoria e una tecnica del nuoto, codificate e relativamente stabili: anche se il manualetto ha più di cinquant'anni, sia l'indice e sia i contenuti appaiono tutto sommato ragionevoli.
Personalmente, però, partendo da questo volume non sarei capace non dico di insegnare a nuotare a qualcuno, ma neppure di perfezionare lo stile delle mie bracciate. Perché i movimenti sono qui scomposti e analizzati in un modo così dettagliato che diventa difficile orientarsi per chi ne abbia - bene o male - automatizzato la successione attraverso l'esercizio.
Eppure, non è mai troppo tardi per imparare a nuotare con stile, se ci buttiamo in acqua sotto lo sguardo vigile e critico di un istruttore. Non sarà facile correggere, raddrizzare, regolarizzare l'andatura, ma neppure impossibile.
Nuotare bene è un'arte, come il libro ci ricorda, e come tale richiede studio, applicazione.
Parto da questo esempio perché può aiutarci a capire la fatica e la difficoltà di ristrutturare gli apprendimenti pregressi in vista del traguardo delle competenze (che non vuol dire sapere qualcosa, ma saper fare quel qualcosa).
Una considerazione che vale sia per i discenti, che spesso all'inizio di un nuovo ciclo si trovano a ripartire da zero nello studio riflesso (grammatica) della lingua materna/di scolarizzazione e sia per i docenti, i quali fanno fatica ad allontanarsi dalla sequenza di contenuti e dalle pratiche di analisi (grammaticale, logica, del periodo) interiorizzate nel loro percorso scolastico, raramente messe in discussione nel curriculum universitario, e riproposte anche dai manuali odierni senza sostanziali variazioni di prospettiva.
Non c'è però poi da stupirsi se tutta questa grammatica (definizioni, esemplificazioni, esercizi - dall'articolo al periodo ipotetico), studiata per almeno 8 anni, non ha ricadute positive sulle abilità di scrittura e lettura.
Doveva essersene accorto anche Jerome Bruner, quando (1967) scriveva:
Alcuni anni fa ho sentito un istruttore di vela che continuava a urlare a due bambini di "tendere la vela maestra"; i bambini capivano ogni parola di quello che diceva, ma la frase non aderiva ai loro muscoli. Era davvero un esempio eloquente, e spesso casi analoghi si verificano anche nella scuola...
E allora come fare? Bisogna buttarsi in acqua, nuotare o veleggiare, provando, sbagliando, aggiustando via via la rotta.
Come insegnano le storie delle grandi scoperte, ci vuole una buona dose di coraggio per lasciare le terre note. Ma senza questo coraggio non arriveremo non dico a scoprire terre nuove, ma neppure a impadronirci del territorio che ci è più familiare: la nostra lingua.
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