lunedì 18 settembre 2017

Nuova Secondaria: valenziale come "buona pratica" per italiano-greco-latino





Sfogliamo insieme l'ultimo numero di Nuova secondaria Ricerca (n. 1 settembre 2017)
contenente il DOSSIER Qualche riflessione teorica e “buone pratiche” per l’insegnamento dell’italiano e delle lingue classiche (a cura di Paola Grazioli, Elena Mazzacchera, Ilaria Torzi)

Nella seconda parte, dedicata all'insegnamento delle materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado oggi, compare una riflessione di Paola Grazioli su La valenza del verbo in italiano (pp. 62-70) che sostanzialmente riprende problemi, esempi di analisi testuale e grafici di frase proposti da Francesco Sabatini nel quadro della didattica dell'italiano, integrandoli con riflessioni nate dall'esperienza di docente di italiano e latino presso un liceo bergamasco. Le pagg. da 71 a 148 sono occupate da un centone di materiali: le diapositive utilizzate per un corso del TFA presso l'Università di Bergamo, la Lettera sul ritorno della grammatica di Sabatini, una dispensa del corso di Linguistica applicata tenuto da Giuliano Bernini presso la stessa Università, dedicato alle classi di verbi, un capitolo del volume ItalAnt firmato da Elisabetta Jezek sulle strutture argomentali del verbo in italiano antico  - errato il riferimento bibliografico).

Più nuovo e meditato il contributo di Elena Mazzacchera (docente di latino, greco e italiano al Liceo Classico "Paolo Sarpi" di Bergamo) su Modelli linguisitici e didattica delle lingue classiche (pp.150-182), che mette a confronto il modello Sabatini per la didattica italiano con quello di Heinz Happ per la didattica del latino, ribadendone l'efficacia e la necessità proprio per le lingue che richiedono maggiormente riflessione grammaticale: "la lingua madre, su cui si sviluppa la prima consapevolezza linguistica degli alunni, e il latino e il greco antico, che non possono essere appresi in situazione" (ivi, p. 155). Evidentemente, le lingue classiche hanno esigenze speciali: lo studio della morfologia (es. paradigmi verbali) e della microsintassi (casi), per esempio, deve necessariamente precedere quello della macrosintassi (struttura della frase e del periodo), ma una volta entrati nel territorio della frase, è possibile adottare una medesima impostazione, affiancando lo studio delle espansioni di forma nominale (i complementi della tradizione) a quello delle frasi corrispondenti, ovviamente cominciando con le subordinate che reggono l'indicativo (nello specifico, per il latino, si consiglia di partire dal tipo quod + indicativo (che peraltro è all'origine delle completive dell'italiano). Del resto, anche nella presentazione delle declinazioni, sarebbe più utile presentare il nominativo delle varie declinazioni, anziché tute le forme della prima declinazione.
Si veda l'utile schema che segue:


In generale, l'abitudine a partire dal verbo e interrogarsi sul valore degli elementi retti costituisce una forma di analisi previsionale importante per la traduzione dalle lingue classiche, come per il controllo della frase nella lingua madre: non un inutile appesantimento o una futile aggiunta.

Ampio spazio viene dato alla resa grafica degli schemi di frasi, sia nella forma ad albero rovesciato proposta da Proverbio e sia nella forma radiale proposta da Sabatini e già applicata al latino da Emanuela Andreoni Fontecedro negli anni Ottanta (anche in questo caso sono elencati vantaggi e svantaggi dell'una e dell'altra soluzione grafica).
Riporto qui, a titolo indicativo, due esempi di grafici à la Sabatini, riferiti rispettivamente a una frase latina e a una greca, tratti dall'articolo:




Per altre considerazioni sul metodo... rimando alla lettura del prezioso articolo.

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