sabato 22 aprile 2017

Grammatica olimpionica




Da dieci anni, oltre150 bambine e bambini, ragazzi e ragazze si ritrovano in aprile a Larino, in provincia di Campobasso, per disputare le finali delle Olimpiadi della Lingua Italiana, una competizione a squadre dedicata ai tre cicli di scuola in cui la grammatica è una materia curricolare (primaria, secondaria inferiore e biennio delle superiori: perché la grammatica si studia per 8/10 anni nelle nostre scuole...).
Le Olimpiadi sono giunte quest'anno alla X edizione. Nate nel 2006-2007 da un'idea di Giuliana Fiorentino, docente di Linguistica generale presso l'Università del Molise, sono realizzate in collaborazione con l'Istituto Superiore di Larino, che ospita i semifinalisti presso il Liceo intitolato a "Francesco D'Ovidio".





Forse qualcuno di voi avrà sentito parlare di una gara simile, le Olimpiadi dell'Italiano organizzate dal MIUR a partire dal 2010, con maggiore clamore mediatico e sotto alti patronati, le cui finali si sono tenute poche settimane fa a Torino.
A differenza di queste gare, individuali e riservate solo alle scuole secondarie, le Olimpiadi originali hanno orgogliosamente mantenuto la collocazione in provincia (in un comune molisano che si anima per l'occasione, accogliendo le famiglie dei partecipanti: aprendo i suoi antichi monumenti, organizzando laboratori e concerti, allestendo stand di prodotti tipici).
Le Olimpiadi (chiamate familiarmente Oli da chi da anni le frequenta) hanno mantenuto negli anni anche il formato ridotto e senza clamori, lo spirito di gruppo tra i partecipanti, la dimensione verticale e orizzontale insieme che riunisce studenti e insegnanti dalla primaria agli istituti tecnici e ai licei, scuole pubbliche e paritarie (provenienti dal centro-Italia e dalle isole).
Così come è rimasto intatto l'impegno a promuovere, insieme alla padronanza della lingua italiana e della sua grammatica presso le nuove generazioni, la formazione dei docenti delle scuole partecipanti.
Il Comitato organizzatore, infatti, ha predisposto un Sillabo (aggiornato annualmente) che stabilisce una terminologia grammaticale condivisa (mantenendo un equilibrio tra pratiche tradizionali e proposte più innovative, come il concetto di valenza del verbo) e definisce gli argomenti delle prove, ispirandosi a una gradualità coerente con l'idea di un curricolo verticale di educazione linguistica.

Le prove, pur presentando quesiti diversi per grado di difficoltà, sono basate su materiali linguistici autentici (testi di canzoni, testi letterari, testi giornalistici, pubblicitari ecc.) e presentano ai tutti i partecipanti una medesima visione della lingua (articolata e mobile) e un'ampia gamma di quesiti (prove di riconoscimento, ma anche di manipolazione e di produzione) relativi a tutti i livelli della lingua (morfologia e semantica lessicale, sintassi, testualità, giochi linguistici) con l'obiettivo di mettere in gioco tutte le abilità (scritte e orali, produttive e ricettive) e di educare a una consapevole agilità all'interno della nostra lingua.
Non solo, ma mentre le varie squadre che hanno superato le eliminatorie (fatte a distanza su piattaforma) disputano le semifinali (test a risposta multipla), i docenti delle varie scuole partecipano a due seminari di formazione tenuti da docenti universitari invitati annualmente come membri della giuria (quest'anno la professoressa Maria Pia Lo Duca e io abbiamo ragionato di competenze morfologiche e sintattiche nell'ottica di un curricolo verticale). Un momento di incontro e dialogo tra il mondo della ricerca e quello dell'azione, utile sia per stimolare e consolidare il rinnovamento dell'educazione linguistica, sia per confrontare le acquisizioni della ricerca con le pratiche scolastiche correnti.


Le finali, che si sono disputate questa mattina nel salone delle feste di un grande albergo, sono ogni anno per me un'emozione. La mattinata inizia con la proclamazione delle squadre classificate (tre per ogni ordine di scuola). Partono poi le prove: ogni squadra (composta da 5 partecipanti che rappresentano una stessa scuola) si siede intorno a un tavolo rotondo e, davanti al tavolo rettangolare della giuria, risolve i quesiti proposti via via sullo schermo nel tempo previsto.
Bambine e bambini prima, ragazze e ragazzi poi (tutti con la maglietta col cuore grammatico indosso) discutono fittamente intorno ai tavoli e negoziano le risposte che ogni caposquadra leggerà alla commissione.




Anche la commissione (presieduta da Giuliana Fiorentino e composta quest'anno da Maria Pia Lo Duca e da Anna Sikiera, oltre a me) discute le soluzioni per arrivare a punteggi che tengano in debito conto le regole e le scelte, valorizzando la bontà del ragionamento e l'adeguatezza oltre che la conformità della risposta alle attese. E coglie l'occasione, spiegando domande o risposte, per puntualizzare aspetti delle lingua resi opachi dall'indottrinamento scolastico.
Tra la concitazione, il tifo dei supporter, qualche pianto di emozione o di delusione, si va avanti per l'intera mattinata. Le tensioni si sciolgono al momento della premiazione, con le medaglie per gli "atleti", la targa e un assegno per ogni scuola vincitrice, le strette di mano, gli applausi, i flash, i fiori di carta di San Pardo, fatti a mano a Larino.


 





Ogni volta torno a casa con la felice sensazione che c'è tanto di buono nella nostra scuola. Basta saperlo vedere, valorizzarlo, dargli spazio. E tempo (che è denaro, ma non solo).


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