domenica 28 maggio 2023

La lezione di don Milani: scrivere insieme

In occasione del centenario dalla nascita di don Milani, RAI Storia ha mandato in onda (e reso disponibile sulla piattaforma Raiplay) il documentario presentato a Venezia nel 2017, per i 50 anni dalla sua morte: Barbiana 65 - La lezione di don Milani, con filmati d'epoca girati da Angelo D'Alessandro, montati dal figlio Alessandro D'Alessandro insieme con interviste recenti a testimoni e interpreti della lezione di don Milani, Adele Corradi tra loro. 

Tra i momenti fissati dalla cinepresa c'è quello dedicato alla scrittura collettiva: insieme a don Lorenzo i ragazzi rispondono a una lettera sul divieto di fumare. Li si vede rigirare tra le mani dei fogli. Don Lorenzo, seduto su una sdraio al centro della grande aula della canonica, legge le prime due frasi e apre la discussione: "Allora chi ha delle correzioni da fare lo dice e si va avanti". Un ragazzo obietta che la parola storture potrebbe non essere capita da chi legge. Don Milani ribatte che viene da storto, una parola che tutti conoscono, per cui chi legge stortura anche se non conosce la parola ne afferra il significato.   

"Quando si decide di scrivere si prende un tavolo molto grande con tutti questi fogliolini e si prova a vedere se si riesce a fare uno o due capitoli. Ognuno ha a dir poco una parola felice, un'espressione felice... I ragazzi che hanno saputo scrivere male sono però capaci di giudicare a un livello maggiore di come sanno scrivere. Si cerca la verità per iscritto. Via via la si perfeziona nella ricerca della massima efficacia col minimo di parole"

"Massima efficacia col minimo di parole" - ripete Milani, riprendendo concetti già espressi in una lettera inviata a Mario Lodi, due anni prima (pubblicata da Lodi in appendice a Il paese sbagliato, 1970, e già apparse su "Cooperazione educativa", la rivista del MCE, nel 1967). 

Adele Corradi era arrivata a Barbiana il giorno in cui iniziava la corrispondenza con i bambini di Lodi e aveva affiancato don Lorenzo negli ultimi anni di insegnamento, stabilendosi in una fattoria vicina alla canonica e chiedendo il trasferimento nella scuola media di Borgo San Lorenzo (dove insegnava al mattino)Le sue parole, mentre scorrono le immagini in bianco e nero del documentario, si stagliano con la forza di chi ha praticato l'umiltà dell'attenzione:

"La scrittura collettiva sarebbe uno strumento prezioso per la scuola di oggi. Tutti dicono la loro, tutti rimangono coinvolti nella composizione del testo. Questo è utilissimo per sviluppare una capacità di scrivere non solo corretto, ma chiaro, semplice, senza fronzoli. Si ottiene una scrittura che è frutto di riflessione, e di riflessione collettiva." 

Poi, leggendo e citando don Milani, continua: "Penso di sfondare una porta aperta se dico che i giovani hanno oggi ben poche occasioni per imparare ad ascoltare, a riflettere e a discutere".



E ancora: "Milani ricordarlo non serve a nulla: servirebbe sfruttarlo, vedere se può essere utile il suo modo di pensare..."

    Sono parole che Adele ha ripetuto con forza anche durante il nostro incontro, un anno fa. Ero andata a intervistarla in occasione del centenario di Mario Lodi, per saperne di più sulla genesi del metodo e sulla pratica della scrittura collettiva a Barbiana. 

    Così mi ha raccontato come si faceva scrittura collettiva a Barbiana e come ha imparato a farla lei, professoressa in una scuola media statale  

Sul come e sul perché fare scrittura collettiva Adele aveva le idee chiare: 

    Per parte sua, don Milani, che mai le dava consigli sul come fare scuola al mattino, le aveva raccomandato tante volte di provare con la scrittura collettiva: "Lo faccia, vedrà che si troverà bene". Ma in classi con trenta alunni e ore scandite dalle campanella, sembrava impraticabile: pensare di non andare avanti fintanto che anche l'ultimo non avesse capito.
Poi, vari anni anni dopo la morte di Milani, e non senza esitazioni, ci aveva provato. L'occasione era stata la discussione intorno a una proposta che aveva fatto ai suoi alunni: ridurre a due i voti - 6 per chi fosse sopra la sufficienza e 5 per chi fosse sotto. Votazione in classe a scrutinio segreto. Maggioranza assoluta come condizione per sottoporre l'ipotesi a preside e genitori. Salta fuori un no, inizia la ricerca minacciosa della voce contro da parte dei compagni. Allora la professoressa chiede a ognuno di scrivere su un foglietto anonimo le proprie ragioni per il sì o per il no senza pensare né a dare un ordine alle frasi né alla correttezza formale. Ne risulta, attraverso varie fasi di ideazione e revisione - individuali e condivise - un testo collettivo sull'utilità o meno di dare voti. Un testo in cui tutti potevano riconoscersi e che risultava migliore del testo che ognuno, singolarmente, avrebbe potuto produrre. 

    Una lezione che ho provato a trasmettere a mia volta alle mie studentesse, future insegnanti di scuola primaria. Ho ricevuto da Adele le indicazioni precise e ho provato a seguire le dieci fasi da lei messe a punto nel corso di un laboratorio estivo di 16 ore. Abbiamo fatto scrittura collettiva utilizzando al contempo un grande tavolo di vetro con foglietti sparsi e, per chi era a distanza, uno schermo con una bacheca virtuale condivisa e caselle di testo mobili. Un'esperienza tanto faticosa quanto entusiasmante: alla fine "ci fumava la testa" - ha detto una studentessa, ripetendo senza saperlo la frase che un'allieva di Adele aveva pronunciato alla fine della stesura di un testo collettivo.


    Se ognuna di loro trasmetterà questo insegnamento nelle proprie classi avremo  "sfruttato bene" don Milani e seminato per il futuro, io credo.


P.S. Chi volesse approfondire il tema della scrittura collettiva nelle pratiche di don Milani e di Mario Lodi può leggere il saggio che ho scritto per questo volume ad accesso libero.


   

 

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