Due giorni fa il GISCEL ha ricordato Tullio De Mauro nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo 88° compleanno. Per portare la mia testimonianza ho ripreso in mano un libro di cui avevo parlato in fondo a questo post: Cancelati dalla dotrina. Compiti scolastici dei bambini di una borgata romana, a cura di Laura Migliorini, con prefazione di Tullio De Mauro. Avevo intenzione di parlare del silenzio: il silenzio come condanna da cui De Mauro (sulla scia di don Milani) voleva far uscire bambine e bambini, ragazze e ragazzi appartenenti a quelle che si chiamavano "le classi subalterne" (oggi diremmo socialmente svantaggiate o vulnerabili). Volevo parlare, anche, di un silenzio produttivo: quello dei piccolissimi che - preparandosi a parlare - dopo la lallazione attraversano una fase silenziosa, di ascolto attivo cui seguirà una "esplosione del vocabolario" e la successiva comparsa delle prime frasi (un segnale di speranza per le nostre città mute...).
Pensavo ancora al silenzio e al vociare dei bambini, stamattina, ai diritti loro negati in questa fase di emergenza (che è anche una emergenza educativa), alla diversità delle condizioni in cui si ritrovano a vivere la situazione di "sequestrati in casa" (non sempre in un clima sereno, con la strumentazione tecnologica, gli spazi e la supervisione necessari per affrontare in modo positivo le nuove modalità di studio e apprendimento).
Il decreto "Cura Italia" non propone rimedi per la scuola: tutto è affidato alla buona volontà, alla inventiva e al coraggio delle/gli insegnanti. Se la Ministra si compiace del fatto che 9 studenti su 10 siano raggiunti dallo "smart learning" (tramite le estensioni del registro elettronico o programmi vari di interazione e di condivisione), io non posso fare a meno di pensare a quell'1 che rimane. Non è sotto i miei occhi, ma so che c'è e che la scuola deve averne cura, per non lasciare indietro nessuno.
Ripenso a una frase di Adele Corradi, che sento al telefono per accertarmi che stia bene (lei, nata nel 1924): "La scuola non deve fare proposte, deve dare risposte".

Cerco le ragioni e i modi di una cura educativa che sento necessaria, urgente, carente - al di là della quieta routine dei miei figli, della confusione dei decreti che si susseguono, dell'ottimismo irresponsabile di chi "andrà tutto bene", del pessimismo di chi "soffia sulla paura".
Penso a queste cose e ad altre, mentre giro il ragù, guardo fuori per spiare l'arrivo dei merli, origlio le conversazioni dei figli, tengo a bada il cane pronto a rubare le crocchette dei gatti.
Poi arriva una telefonata: è Francesco Sabatini che, con l'entusiasmo di sempre, mi riporta i racconti di una scuola calabrese (a sua volta ascoltati per telefono dalla voce di una preside): una scuola in cui i bambini "fanno la spia" per aiutare chi è in difficoltà - perché non ha la connessione, o il computer, o i genitori a casa che lo aiutino. Mi dice che è una cosa bella questa nuova ondata di solidarietà sociale, che da qui dovremmo ripartire, dalla scuola e da questo spontaneo desiderio di bambine e bambini, di ragazzi e ragazze, di superare le disuguaglianze, le distanze che rischiano di creare divari (non solo digitali). Io lo ascolto e a poco a poco mi lascio contagiare, faccio mia la sua idea: raccogliere testimonianze e racconti di questa scuola che "ha cura di", che si occupa e si preoccupa, che va avanti ma guardandosi indietro.
Non un nuovo libro "Cuore", ma un diario di chi ha a cuore la scuola e crede che è da qui che si potrà e dovrà ripartire.
Allora, mi aiutate?
Avete storie da mandarmi? Non importa che siano a lieto fine. Che siano richieste di aiuto o gridi di esultanza, l'importante è che abbiano una valenza "politica", che possano mandare un messaggio ai nostri governanti. Storie che parlino di solidarietà orizzontale (tra bambine e bambine) ma anche verticale (tra bambini e insegnanti, alle prese con tecnologie collaborative), di forme nuove di alleanza tra genitori e scuola (al di fuori delle tossiche chat telefoniche). Che dicano la fatica e l'entusiasmo, le opportunità e i rischi di quanto andiamo - giorno dopo giorno - sperimentando come educatori (e genitori o zii o nonni insieme).
Come diceva Tullio De Mauro, non basta avere una nipotina Maddalena (oggi diremmo Emma, o Matilde) per sentirsi in diritto di parlare di scuola e di didattica (a distanza o meno).
Ma per chi vive la scuola da dentro, è arrivato il momento di far sentire la propria voce. "Il silenzio non esiste" - diceva Danilo Dolci. Dobbiamo parlare e interrogarci per capire insieme come possiamo e dobbiamo vivere la nostra vita nella vita degli altri, per costruire nuove forme di convivenza civile, che rendano il nostro mondo più ospitale, dopo.
Pronti a partire?
Potete aiutarmi a diffondere questa "Chiamata al racconto" (lanciando un hashtag, magari, se ne siete capaci: #hacuradi), oppure scrivere alla mail hacuradi@gmail.com, creata apposta per raccogliere storie di Scuola Solidale: testimonianze, esperienze, racconti di insegnanti, bambine/i e ragazzi/e. Ne faremo qualcosa di bello, promesso!
* Cesare Moreno, Presidente della onlus "Maestri di strada", è l'ideatore del "pacco viveri per la mente" (nato nell'ambito del Progetto "I CoroNauti"), che ha avuto il sostegno del Ministero dell'Educazione.
🆕 AGGIORNAMENTI! 🆕
In pochi giorni ecco le prime risposte/proposte: Gaia da Padova ha mandato il suo vademecum rivolto a ragazzi e ragazze che vogliano ben ripartire il tempo della giornata, avendo cura di corpo, mente e spirito; Antonella dalla Lombardia racconta di mandare ogni sera, tramite un audio diffuso dalla chat telefonica di classe, una "Storia della buonanotte" a bambine e bambini, che possono così ascoltare la voce della maestra insieme ai loro genitori (lo smartphone, almeno quello, tutti ce l'hanno); dalla Val d'Aosta arriva "L'angolino di Nonna Mela", uno spazio di connessione pomeridiana in cui un'insegnante in pensione fa giocare con la lingua la nipotina di 8 anni e altri compagni; Francesca da Verona fa costruire ai bambini "arcobaleni di parole" e crea "scambi virtuali" di pezzi di libri tra i suoi alunni; a Bologna, due tredicenni hanno modificato una app che usano per comunicare online mentre giocano ai videogame (Discord) e ne hanno spiegato il funzionamento ai professori consentendo di far partire la didattica a distanza in tempi record...
ADOTTA UNO STUDENTE!
Segnalo una bella iniziativa solidale promossa dall'Associazione "Terre di mezzo": https://www.sfide-lascuoladitutti.it/aiuta-uno-studente/ per raccogliere la disponibilità di insegnanti volontari che vogliono dare un supporto didattico a quegli alunni che, per vari motivi, hanno difficoltà o fanno fatica a seguire il percorso scolastico in questo periodo. C'è la possibilità anche, per genitori in difficoltà, di chiedere un supporto.