giovedì 13 marzo 2025

Facile ironia (sulle nuove Indicazioni ministeriali)

 

In copertina: Piero Golia, On the edge (Sulla cresta dell'onda), 2000


Ed ecco a voi la grammatica ergersi dopo tanto clamore, mentre la sconfinata terra della lingua (una povera lingua di terra) viene occupata dal gran mare della letteratura (italica, occidentale).

 

P.S. Il testo delle "Nuove indicazioni per la. Scuola dell'infanzia e primo ciclo di istruzione 2025", pubblicato a beneficio del dibattito pubblico, si può leggere qui

N.B. La mostra "Facile ironia", in corso al MAMBO di Bologna, è visitabile fino al 7 settembre. 


sabato 7 dicembre 2024

Una rosa per Adele (Adele Corradi, 1924-2024)

 

Adele Corradi (professoressa, ultima voce autentica della scuola di Barbiana) è morta a Firenze, la sua città natale, il 23 novembre. Ci eravamo incontrate l'ultima volta un mese fa: il tempo dei saluti, dei passaggi di consegne. Comunicavamo con la parola scritta: l'irrinunciabile parola prendeva ancora forma dalla sua mano minuta, che avanzava sul foglio decisa, sorvegliata da uno sguardo appuntito, mai indulgente, sempre ironico. Avevamo guardato insieme il libro che stava cercando di comporre - lo aveva ripreso e poi lasciato - e che ci voleva lasciare. 
Questa era Adele: la persona che "mai si arrendeva alle necessità degli altri" (così l'ha ricordata l'arcivescovo di Firenze nella chiesa di San Salvatore al Monte, alta sulla collina che guarda la città, come il David poco più in basso, sul grande piazzale). E noi delle sue parole abbiamo ancora bisogno.
C'era la sua lunga fedeltà all'insegnamento pastorale di don Lorenzo Milani, che ci invitava a rileggere per ri-conoscerne la complessità. E poi i suoi pensieri per la scuola, che andrebbe trasformata, non riformata - come amava ripetere. La fede luminosa e lieve, che le suggeriva di trovare risposte più che cercare nuove proposte. La coscienza piena del suo stare al mondo con la sicurezza di chi sa e sa trasmettere, di chi ha avuto e vuole restituire.

Adele mi ha insegnato a fare scrittura collettiva e a farla come si faceva a Barbiana: non un assemblaggio di frasi, ma il risultato della paziente negoziazione di idee e delle parole per esprimerle nella forma più precisa ed efficace. Mi ha spiegato tutte le fasi, i possibili ostacoli e le conquiste. Mi ha ricordato quanta umiltà pazienza curiosità ci servono per scoprire insieme quello che non sapevamo di voler dire. Ha portato argomenti al mio amore per la grammatica.
Soprattutto, mi ha fatto capire che essere professoresse non è una virtù se non si presta ascolto, se non si accoglie la parola altrui passandola al vaglio. 

Adele amava i vestiti a fiori, ma la sua bara, piccola e chiara, era nuda. Le sarebbe piaciuto essere sepolta a Barbiana, ma riposa nel cimitero di Santa Lucia al Galluzzo, il quartiere in cui era nata e in cui aveva insegnato. 
"Chi volesse fare qualcosa in ricordo di Adele invii un'offerta alla Comunità di base delle Piagge" - si leggeva, all'uscita della chiesa.

Segnalo una bella intervista di Goffredo Fofi ad Adele Corradi, apparsa nel 2012 sulla rivista "Lo straniero" e ripubblicata su Altraeconomia, con un ricordo di Nicola Villa (ringrazio Riccardo Cesari per la segnalazione).


martedì 26 novembre 2024

Intelligenza artificiale e modelli sintattici

Nella Prefazione alla seconda edizione degli Eléments de syntaxe structurale (1965), il linguista francese Jean Fourquet annunciava che le idee di Lucien Tesnière avevano trovato immediato riscontro presso gruppi di ricerca impegnati a sviluppare programmi di parsing, ovvero di elaborazione delle lingue naturali (NLP) in grado di analizzare e confrontare la sintassi di lingue diverse in vista della traduzione automatica. Per tradurre, infatti, alla macchina non basta un dizionario: occorre un sistema di regole che riconosca le combinazioni di parole possibili in una certa lingua e le interpreti correttamente.

Nell'Introduzione alla traduzione in italiano del volume di Tesnière (2001), il latinista Germano Proverbio citava una serie di progetti di ricerca in corso in Europa che applicavano il modello della grammatica della dipendenza di Tesnière all'elaborazione di programmi di traduzione automatica.

Nell'Introduzione alla loro traduzione inglese dello stesso volume (2015), i linguisti informatici Sylvain Kahane e Thimoty Osborne giustificavano la scelta di ripubblicare l'opera di Tesnière (apparsa in prima edizione nel 1959) con la volontà di rendere giustizia al padre della grammatica della dipendenza e al ruolo fondativo che le sue teorie hanno avuto per lo sviluppo di tante applicazioni diventate, per noi, di uso quotidiano: dai correttori automatici ai traduttori automatici ai sistemi di supporto alla scrittura.

E oggi, che la scrittura si serve di programmi di intelligenza artificiale (IA) che simulano la conversazione con umani (CHATBOT) e generano in modo rapidissimo testi corretti e perfezionabili nelle diverse lingue? Qual è il modello linguistico (computazionale) alla base di queste prodigiose elaborazioni che simulano con tanta perizia il comportamento umano?

Sappiamo che l'efficienza dei programmi di IA si basa sui cosiddetti "modelli linguistici di grandi dimensioni", ovvero su algoritmi che - interrogando enormi basi di dati - elaborano artificialmente sequenze linguistiche credibili (pattern). Non si tratta di formule di riuso pescate nel grande mare dei testi immagazzinati in rete, ma di realizzazioni istantanee basate su calcoli che, partendo dall'analisi di quei testi, traducono il linguaggio in spazio (tramite vettori costruiti in base a valori che rappresentano il significato delle diverse parole - mappe semantiche - e valori che ne rappresentano le connessioni possibili - collocazioni) e poi in numeri elaborati statisticamente. Il risultato è una combinazione di parole che si susseguono una dopo l'altra in base alla probabilità che ricorrano insieme in quella lingua, in quel tipo di testo ecc. 

Insomma, la regolarità che ne risulta non è frutto dell'applicazione di regole di generazione, ma dell'esposizione a esempi di connessioni regolari che automaticamente producono (non replicano) altri esempi di connessioni altrettanto regolari. Naturalmente, a monte, ci sarà stato un processo di istruzione esplicita e di addestramento della macchina, consistente nella modifica progressiva dei risultati alla luce degli errori commessi. Ma ciò cui assistiamo nel momento in cui poniamo (o riformuliamo) la nostra domanda a un chatbot è la generazione di una risposta immediata che ci sorprende per la sua pertinenza (salvo "allucinazioni"), completezza, correttezza formale. 

Quali considerazioni possiamo trarre da questa spiegazione sommaria di un sistema così complesso, al quale con tanta facilità possiamo delegare compiti di scrittura e analisi testuale?

Per chi insegna, penso sia utile riflettere su un aspetto importante della questione (che è  oggetto di dibattito nelle teorie sintattiche degli ultimi decenni). 

Se ragioniamo nei termini di un sistema simbolico quale è il linguaggio umano, la frase è una successione di simboli organizzata in base a rapporti gerarchici che non sono visibili a livello superficiale - rapporti che modelli linguistici come quello valenziale o quello generativista ci insegnano a riconoscere e ad analizzare, applicando in modo consapevole il ragionamento inferenziale.   

Se ragioniamo nei termini di un sistema generativo come l'intelligenza artificiale (e chiariamo che qui "generativo" non ha nulla a che vedere con la grammatica generativa di Chomsky: vuol dire solo "non naturale, generato da una macchina"), la frase diventa un vettore a geometria variabile, un'entità di natura puramente associativa che sfugge alla nostra capacità di controllo e sulla quale possiamo al più fare previsioni grazie a dizionari delle collocazioni e alla pratica di una grammatica, quella delle costruzioni, di cui abbiamo parlato in questo vecchio post e di cui si parla anche in questo articolo.

Per questo motivo, nell'accapigliarsi sui modelli di riferimento per la didattica bisognerebbe pensare, più che alle occasioni perse nel passato, alle forme di conoscenza (e di rappresentazione della conoscenza) che stiamo perdendo, mentre ci affanniamo a vuotare il mare col secchiello... 


P. S.: Di "grammatica delle costruzioni" vs "grammatica delle valenze" si parlerà in un incontro in programma per il CLUB (Circolo Linguistico dell'Università di Bologna):

    8 maggio 2025 ore 15:00, Aula 3, Accesso da Via del Guasto, 3, aula virtuale
      Marco Fasciolo (Université Paris Sorbonne)
      Grammatica del verbo: tra valenze e costruzioni
      (coordina: Cristiana De Santis)