venerdì 23 giugno 2017

E-state all'Università

La chiamano "terza missione dell'Università": accanto all'alta formazione e alla ricerca, oggi è necessario dialogare con la società promuovendo attività a carattere culturale, sociale, educativo. Capita così, a scuole chiuse, di ritrovarsi a organizzare settimane culturali estive per collaborare al sempre più complesso e carente "welfare all'italiana".
La sfida è provare divulgare i saperi davanti a un pubblico di ragazze e ragazzi dagli 11 ai 13 anni che, per una settimana, 8 ore al giorno, vengono ospitati in una struttura dell'Università e intrattenuti da docenti scesi dalla cattedra, coadiuvati da educatori e tirocinanti. Un'occasione per sperimentare una didattica di tipo laboratoriale, più vicina alle esigenze degli studenti. Perché davanti a una classe di 30 ragazzini stanchi e accaldati non ci si può fare forti del proprio sapere: bisogna mettersi in gioco e giocare.

Ieri ė toccato a me farli giocare con la grammatica: un soggetto poco attraente ai loro occhi rispetto alla lezione di teatro tenutasi al mattino. Ma l'approccio valenziale, con le sue frasi in scena, ha funzionato anche con i più renitenti - il telefonino o la playstation nascosti sotto i banchi. Molto mi hanno aiutata i giochi grammaticali che ho portato con me: ogni gruppo aveva a disposizione un dizionario di italiano per ragazzi, un dizionario etimologico illustrato, un libro ad alette di Bruno Gibert per combinare sintagmi e formare frasi-storie strampalate, oltre a vari giochi: Parolandia (un puzzle grammaticale in cui bisogna formare frasi combinando parole-tessere di colore diverso a seconda della categoria grammaticale di appartenenza), Abaco zuzzurellone (gara di velocità che lavora sull'ordine alfabetico e sull'arricchimento lessicale) e mazzi di carte-lettere per giocare a Scarabeo, Scala verbale (scala 40 con lettere anziché semi-numeri), Parolettere (una sorta di Ruzzle con tabelloni da costruire con le carte-lettere).




Tanti modi diversi per giocare con le parole e scoprire insieme, smontando assemblando spostando, le regole fondamentali della grammatica: accordo, ordine, reggenza e collegamento. Regole ineludibili anche nei nonsense, poesie giocose costruite sulla base di parole inventate, ma nel rispetto delle regole grammaticali (sul modello del celebre Jabberwocky di Lewis Carroll).
Un modo diverso per stimolare la curiosità metalinguistica e scoprire insieme nuove parole, l'origine del proprio nome, altri nomi nascosti nel proprio e scovati grazie all'anagramma.
Così le nostre tre ore insieme sono passate in fretta. Perché con la grammatica si può anche giocare: del resto ogni gioco che si rispetti ha una sua grammatica. Basta conoscere le regole!


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