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martedì 14 novembre 2023

A lezione di pace

 Il 31 ottobre, in Sala Borsa, si è tenuta una lezione di pace: dopo aver riflettuto insieme sulla parola "pace", la classe di Linguistica italiana di Scienze della Formazione Primaria ha incontrato la giornalista Francesca Mannocchi e il cardinale Matteo Maria Maria Zuppi. 

Chi volesse riascoltarla può farlo sul canale Youtube del Dipartimento di Scienze dell'Educazione dell'Università di Bologna. 



Questo è il poster allestito per la mostra "Facciamo la pace?!".


 

sabato 16 settembre 2023

Dalla valenza all'accoglienza

Quest'estate ho visitato per prima volta Montpellier, sede di un'antica Università, in cui aveva studiato il nostro Francesco Petrarca. Negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso, quando la formazione degli insegnanti di scuola era affidata alle Ecoles Normales, con collegi distinti in maschili e femminili, in quella Università insegnò il professor Lucien Tesnière, l'iniziatore della grammatica della dipendenza o delle valenze.

Linguista poliglotta, esperto in didattica delle lingue, mentre disegnava i suoi schizzi di una sintassi strutturale applicabile a tutte le lingue del mondo, partecipò attivamente alla programmazione didattica della scuola primaria annessa all'Ecole normale des institutrices, collaborando con le insegnanti in formazione alla creazione di quello che oggi chiameremmo un "curricolo verticale" di riflessione linguistica. 


Oggi quella scuola non esiste più: su indicazione della collega Michèle Verdelhan, l'ho cercata alla fine della rue de l'Abbé de l'Epée. Ho trovato un grande edificio in stato di semiabbandono, che ha ospitato uffici dell'università ed è oggi è adibito a centro di accoglienza per immigrati.



A sinistra della facciata si vede ancora la piccola corte su cui si affacciava la scuola primaria: i decori alle vetrate, un lavabo, il giardino cresciuto senza cure. Dall'interno, voci in altre lingue.

Timeo hominem unius linguae aveva scritto Tesnière in chiusura della sua opera monumentale, uscita postuma nel 1959. Così ho pensato che forse avrebbe apprezzato questo nuovo vocio plurilingue che è tornato ad animare le aule. E quella parola, ACCUEIL, maschile in francese, che campeggia nel corridoio. Il cancello e la porta aperta, come in ogni scuola che riapre, in questi giorni di settembre.     

venerdì 23 giugno 2023

La lingua "matura" delle tracce d'esame

Primo giorno di esami (di maturità.) Si aprono le buste sigillate del ministero e si coprono le tracce della prova di italiano della maturità stimolano sempre riflessioni e critiche, che si concentrano per lo più sugli autori (rare le autrici) e i testi proposti per i diversi ti di prova (A-testo letterario, B-testo argomentativo, C-attualità) e sull'idea di scuola che traspare.


Immagine tratta dal volume Quasimodo visto dai bambini Zafferana Etnea, 2001

Io ho provato ad analizzare linguisticamente i testi e le consegne delle prove strutturate che hanno sostituito il vecchio tema. Perché dal 2019 la prova di scrittura chiede di rispondere a domande di comprensione e interpretazione del testo stimolo, prima di passare alla produzione scritta "libera".  

Quello che mi interessava capire è se le consegne tengano fede al presupposto di "partire dal testo" e da alcuni "appigli" per promuovere una struttura "situata" o se usino il testo come pretesto per riproporre il vecchio esercizio retorico del componimento a tema.

Perché, nonostante le buone intenzioni della Commissione che ha elaborato i nuovi criteri per la prova, è difficile scardinare abitudini consolidate negli insegnanti che preparano alle prove d'esame e in quelli che dovranno valutarle. La trasposizione didattica è sempre un processo complesso, che raramente funziona in modo retroattivo, influenzando le pratiche (è più facile far rientrare il vecchio nel nuovo che far entrare il nuovo nel vecchio). 



domenica 28 maggio 2023

La lezione di don Milani: scrivere insieme

In occasione del centenario dalla nascita di don Milani, RAI Storia ha mandato in onda (e reso disponibile sulla piattaforma Raiplay) il documentario presentato a Venezia nel 2017, per i 50 anni dalla sua morte: Barbiana 65 - La lezione di don Milani, con filmati d'epoca girati da Angelo D'Alessandro, montati dal figlio Alessandro D'Alessandro insieme con interviste recenti a testimoni e interpreti della lezione di don Milani, Adele Corradi tra loro. 

Tra i momenti fissati dalla cinepresa c'è quello dedicato alla scrittura collettiva: insieme a don Lorenzo i ragazzi rispondono a una lettera sul divieto di fumare. Li si vede rigirare tra le mani dei fogli. Don Lorenzo, seduto su una sdraio al centro della grande aula della canonica, legge le prime due frasi e apre la discussione: "Allora chi ha delle correzioni da fare lo dice e si va avanti". Un ragazzo obietta che la parola storture potrebbe non essere capita da chi legge. Don Milani ribatte che viene da storto, una parola che tutti conoscono, per cui chi legge stortura anche se non conosce la parola ne afferra il significato.   

"Quando si decide di scrivere si prende un tavolo molto grande con tutti questi fogliolini e si prova a vedere se si riesce a fare uno o due capitoli. Ognuno ha a dir poco una parola felice, un'espressione felice... I ragazzi che hanno saputo scrivere male sono però capaci di giudicare a un livello maggiore di come sanno scrivere. Si cerca la verità per iscritto. Via via la si perfeziona nella ricerca della massima efficacia col minimo di parole"

"Massima efficacia col minimo di parole" - ripete Milani, riprendendo concetti già espressi in una lettera inviata a Mario Lodi, due anni prima (pubblicata da Lodi in appendice a Il paese sbagliato, 1970, e già apparse su "Cooperazione educativa", la rivista del MCE, nel 1967). 

Adele Corradi era arrivata a Barbiana il giorno in cui iniziava la corrispondenza con i bambini di Lodi e aveva affiancato don Lorenzo negli ultimi anni di insegnamento, stabilendosi in una fattoria vicina alla canonica e chiedendo il trasferimento nella scuola media di Borgo San Lorenzo (dove insegnava al mattino)Le sue parole, mentre scorrono le immagini in bianco e nero del documentario, si stagliano con la forza di chi ha praticato l'umiltà dell'attenzione:

"La scrittura collettiva sarebbe uno strumento prezioso per la scuola di oggi. Tutti dicono la loro, tutti rimangono coinvolti nella composizione del testo. Questo è utilissimo per sviluppare una capacità di scrivere non solo corretto, ma chiaro, semplice, senza fronzoli. Si ottiene una scrittura che è frutto di riflessione, e di riflessione collettiva." 

Poi, leggendo e citando don Milani, continua: "Penso di sfondare una porta aperta se dico che i giovani hanno oggi ben poche occasioni per imparare ad ascoltare, a riflettere e a discutere".



E ancora: "Milani ricordarlo non serve a nulla: servirebbe sfruttarlo, vedere se può essere utile il suo modo di pensare..."

    Sono parole che Adele ha ripetuto con forza anche durante il nostro incontro, un anno fa. Ero andata a intervistarla in occasione del centenario di Mario Lodi, per saperne di più sulla genesi del metodo e sulla pratica della scrittura collettiva a Barbiana. 

    Così mi ha raccontato come si faceva scrittura collettiva a Barbiana e come ha imparato a farla lei, professoressa in una scuola media statale  

Sul come e sul perché fare scrittura collettiva Adele aveva le idee chiare: 

    Per parte sua, don Milani, che mai le dava consigli sul come fare scuola al mattino, le aveva raccomandato tante volte di provare con la scrittura collettiva: "Lo faccia, vedrà che si troverà bene". Ma in classi con trenta alunni e ore scandite dalle campanella, sembrava impraticabile: pensare di non andare avanti fintanto che anche l'ultimo non avesse capito.
Poi, vari anni anni dopo la morte di Milani, e non senza esitazioni, ci aveva provato. L'occasione era stata la discussione intorno a una proposta che aveva fatto ai suoi alunni: ridurre a due i voti - 6 per chi fosse sopra la sufficienza e 5 per chi fosse sotto. Votazione in classe a scrutinio segreto. Maggioranza assoluta come condizione per sottoporre l'ipotesi a preside e genitori. Salta fuori un no, inizia la ricerca minacciosa della voce contro da parte dei compagni. Allora la professoressa chiede a ognuno di scrivere su un foglietto anonimo le proprie ragioni per il sì o per il no senza pensare né a dare un ordine alle frasi né alla correttezza formale. Ne risulta, attraverso varie fasi di ideazione e revisione - individuali e condivise - un testo collettivo sull'utilità o meno di dare voti. Un testo in cui tutti potevano riconoscersi e che risultava migliore del testo che ognuno, singolarmente, avrebbe potuto produrre. 

    Una lezione che ho provato a trasmettere a mia volta alle mie studentesse, future insegnanti di scuola primaria. Ho ricevuto da Adele le indicazioni precise e ho provato a seguire le dieci fasi da lei messe a punto nel corso di un laboratorio estivo di 16 ore. Abbiamo fatto scrittura collettiva utilizzando al contempo un grande tavolo di vetro con foglietti sparsi e, per chi era a distanza, uno schermo con una bacheca virtuale condivisa e caselle di testo mobili. Un'esperienza tanto faticosa quanto entusiasmante: alla fine "ci fumava la testa" - ha detto una studentessa, ripetendo senza saperlo la frase che un'allieva di Adele aveva pronunciato alla fine della stesura di un testo collettivo.


    Se ognuna di loro trasmetterà questo insegnamento nelle proprie classi avremo  "sfruttato bene" don Milani e seminato per il futuro, io credo.


P.S. Chi volesse approfondire il tema della scrittura collettiva nelle pratiche di don Milani e di Mario Lodi può leggere il saggio che ho scritto per questo volume ad accesso libero.


   

 

sabato 15 aprile 2023

Serve la GV per apprendere l'italiano L2? (sul libro di Elena M. Duso)

Alla domanda risponde Elena Duso in un utile tascabile uscito per Carocci nella serie Faber.


Il libro si chiede innanzitutto se, a dispetto di chi privilegia l'approccio comunicativo all'apprendimento di una seconda lingua, la riflessione sulle strutture affidata allo studio grammaticale sia opportuna e produttiva - se non altro per una lingua, come l'italiano, di lunga tradizione scritta e di grande ricchezza morfosintattica.

La domanda è legittima dal momento che la capacità di riflessione metalinguistica si sviluppa naturalmente nella propria madrelingua, interrogando le proprie competenze spontanee: ciò che non accade "con una L2, soprattutto all'inizio, quando si ha un accesso molto limitato all'input e manca la capacità di distinguere le forme corrette" - come si legge a p. 92.

La risposta è comunque positiva, almeno per certi livelli di conoscenza della lingua che si vogliano raggiungere, e per apprendenti che vogliano andare oltre i bisogni comunicativi immediati, avendo perso la capacità infantile di acquisire in modo spontaneo anche una seconda lingua.

Ma quale grammatica utilizzare allo scopo? Innanzitutto una grammatica descrittiva, che guidi a osservare l'uso reale della lingua, in contesti più e meno formali. Sarà inoltre necessaria una grammatica essenziale e graduale, che selezioni e metta in sequenza nel modo più adeguato gli oggetti di riflessione.

Sul piano delle metodologie didattiche, gioverà la familiarità con una serie di concetti, come quello di "interlingua" di apprendimento (che aiuta a capire le tappe di acquisizione delle diverse strutture e i possibili errori evolutivi, legati cioè a ipotesi che l'apprendente fa a partire dai dati cui è esposto) e quello di focus on form, ovvero di messa a fuoco delle forme linguistiche attraverso strategie guidate. Insomma: ricordiamoci che le lingue non si imparano per imitazione di parlanti modello, che gli errori non sono sempre sempre dovuti all'interferenza con le lingue di partenza e che per avanzare nella padronanza di una lingua non conta solo la capacità di "lanciarsi" nella produzione individuale seguendo il contenuto, ma è altrettanto importante la capacità di concentrarsi sulle forme specifiche e sulle regolarità osservabili nella lingua di arrivo (spesso ciò avviene nella fase silenziosa dell'apprendimento).

La metodologia del focus on form viene utilizzata per mettere alla prova il modello della grammatica valenziale su un nodo complesso dell'apprendimento dell'italiano: il noticing (cioè la capacità di notare, riconoscere) e l'uso corretto dei clitici, cioè dei pronomi personali deboli (mi, ti, ci, si, vi, la, lo, le, gli ecc.), e delle altre particelle atone (ci, ne) che si appoggiano alla forma verbale da cui dipendono (e di cui esprimono degli argomenti), talora fondendosi con il verbo stesso.    

Non mancano nel libro proposte di attività per classi plurilingui e una rassegna delle grammatiche pedagogiche più utili sia per l'insegnante sia per  studenti di italiano come L2, tra cui un volume della stessa Duso di cui abbiamo già parlato qui.  

lunedì 27 marzo 2023

Una nuova edizione del DISC (2022)

La prima edizione uscì per Giunti nel 1997: il DISC (Dizionario Italiano Sabatini Coletti) fu il primo dizionario italiano in dischetto e il primo (e tuttora l'unico) a segnalare la valenza dei verbi

Nel 2008 ne uscì una versione aggiornata in cartaceo (per Larousse) e in digitale (quella liberamente consultabile sul sito del Corriere della sera). 

Nel 2012 fu la volta di un'edizione cartacea scolastica (ITA, per Sansoni) e di una versione digitale profondamente rinnovate.



Ora il DISC si rinnova ulteriormente: l'edizione 2022 (uscita solo in digitale, su piattaforma e-lexico) presenta una novità importante: la visibilità del femminile. Ai due autori storici (Francesco Sabatini e Vittorio Coletti) si aggiunge Manuela Manfredini.

Ma non è tutto: anche le entrate di nomi e aggettivi, per convenzione registrati al maschile, sono affiancate dalla forma del femminile, indicata a chiare lettere nell'area del lemma, con eventuali riferimenti alla frequenza d'uso:

architetto m. [ar-chi-tét-to], architetta f. [ar-chi-tét-tasost. (m. ancora in uso anche con riferimento a donna)

Alcuni nomi femminili, poi, sono trattati come entrate autonome, e di conseguenza datati (professoressa risale a metà del sec. XIX, professore è del sec. XIV) e corredati di esempi che mostrano anche l'evoluzione semantica: sia dal punto di vista dell'estensione del termine (a chi si applica: oggi non si usa più il femminile professoressa per indicare "la moglie di un professore" e le professoresse non sono solo quelle di scuola) sia dal punto di vista dell'intensione (quali sono le caratteristiche che permettono di circoscrivere il concetto: nel nostro caso il titolo, la professione ecc.).  (Sulla vicenda storico-linguistica del sostantivo professoressa ha scritto di recente Anna Maria De Cesare in questo volume; io ho ricostruito invece la storia del femminile antico professora in una prospettiva storico-linguistica e di genere).  


professoressa
 [pro-fes-so-rés-sasost. f.

 1  Laureata che insegna nelle scuole secondarie o nelluniversità o ha il titolo per farlo

2  Donna che suona in unorchestraspecsinfonica

3  Primaria ospedalieraspecse ha conseguito la libera docenza o titoli equivalenti

4  ant. Moglie di professore

[ETIMO] fdi professore con -essa
 a. 1855

In alcuni casi si fa riferimento anche alla frequenza e connotazione del termine: è il caso di presidentessa (cui possono essere associate connotazioni spregiative o scherzose)

presidentessa [pre-si-den-tés-sasost. f.
 1  Donna che svolge le funzioni di presidenteanche con sfumatura spreg.

2  Moglie di un presidenteperlopiù in senso scherz.

[ETIMO] derivdi presidente con -essa
 sec. XVIII

D'altra parte, la forma femminile compare anche sotto il lemma al maschile, indirettamente scoraggiata perché considerata "non comune": 

presidente [pre-si-dèn-tesost. m. e f. (m. usato anche con riferimento a donnanon com. f. presidentessa)


Naturalmente questa non è l'unica novità, e forse neppure la più significativa: come il dizionario introduce parole nuove (attentamente vagliate dagli autori), così cerca di rispondere ai mutamenti nella cultura e nella società, offrendo indicazioni aggiornate e affidabili sull'uso di parole "sensibili".

Ma di certo questa apertura rende ancora più prezioso il dizionario, che resta "il più avanzato nel trattamento delle parole secondo la scienza linguistica moderna" e quello che più saldamente tiene insieme il lessico (la descrizione del significato delle parole) con la grammatica (presentando non solo le diverse forme di parola, ma le costruzioni sintattiche in cui entrano le parole: valenze di verbi, reggenze di nomi e aggettivi; locuzioni verbali, nominali, aggettivali, con funzione grammaticale di preposizioni o congiunzioni) e con la testualità (dimensione nella quale congiunzioni, pronomi e avverbi assumono valori diversi da quelli che hanno nell’astratta dimensione grammaticale). Oltre a rendere conto della dimensione idiomatica della lingua (modi di dire, combinazioni lessicali di vario tipo) e della diversa disponibilità delle parole (per frequenza e ambito d'utilizzo).

Per una descrizione dettagliata di questi aspetti rimando alla Presentazione dell'opera.

Segnalo inoltre che questa versione tratta separatamente i verbi pronominali (es. vergognarsi) e i verbi pro-complementari, quelli cioè che cambiano significato con l'aggiunta di un pronome (es. piantarla, avercene ecc.), ai quali Stefano Ondelli ha recentemente dedicato un Piccolo dizionario ad accesso libero. 

Buona consultazione!

lunedì 20 marzo 2023

Una nuova serie... per insegnare nella scuola primaria

 


ISCRIVITI QUI 

Incontro online di presentazione della nuova serie Carocci “Didattica dell’italiano nella scuola primaria” alle ore 18:30.


Questi i primi tre volumi in libreria:

Primi incontri con la letteratura. Esperienze didattiche alla scuola primaria di Federica Giampieretti Campi: un volume che educa (chi insegna e chi apprende) alla scrittura e alla lettura profonda attraverso il testo letterario. 

Le parole in gioco. Percorsi di ludolinguistica per la scuola primaria di Margherita Ghetti: un libro che propone giochi di parole dal piccolo al grande - dal suono e dalla lettera fino al testo - per  alimentare la riflessione linguistica e stimolare la creatività in classi plurilingue.

Primi passi nella lettura e nella scrittura. Prevenire errori e difficoltà nella scuola primaria di Monica Annunziata: una guida ragionata e metodologicamente aggiornata per avvicinare alla conoscenza del codice scritto.

Le autrici ne parleranno con la curatrice della serie. 

domenica 12 marzo 2023

Due conferenze presso l'Università della Val d'Aosta

Il Dipartimento di Scienze umane e sociali dell'Università della Valle d'Aosta organizza 

due webconference di argomento linguistico per martedì 14 marzo 2023.



Ore 9:30-11:00


La grammatica valenziale: modelli d’analisi, dalla frase semplice alla frase complessa.

Interviene Cristiana De Santis, professoressa di Linguistica Italiana dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna.

Il modello valenziale (elaborato originariamente dal linguista francese Lucien Tesnière) si è imposto da tempo come uno dei più funzionali all’approccio analitico della sintassi, sia dal punto di vista della descrizione strutturale, sia da quello della glottodidattica. Esso pone l’accento sul ruolo svolto dal verbo, e in particolare dal suo valore semantico, nella strutturazione della sintassi, di frase e di periodo.

Link per partecipare.


Ore 11:00-12:30

Génétique textuelle et linguistique de l'écrit : que nous apprennent les écrits des élèves?  

Conférence par Claire Doquet, professeure à l’Université de Bordeaux/CNRS.

La génétique textuelle (fondée dans les années 1970 en vue d'explorer des manuscrits d'écrivains et avec le but de reconstruire philologiquement la « temporalité » de l’écriture, donc « les allées et les retours » d’un procès si complexe) est confrontée ici avec un genre particulier de textes écrits : ceux produits à l’école par les élèves.

Conférence organisée dans le cadre des Journées de la Francophonie en Vallée d'Aoste, avec le soutien de la Chaire Senghor de la Francophonie.

Conférence en ligne sur la plateforme Teams. 

Pour suivre la diffusion en direct: https://www.univda.it/eventi-univda/genetique-textuelle-et-linguistique-de-lecrit-que-nous-apprennent-les-ecrits-des-eleves/.