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giovedì 3 settembre 2020

Un secolo (e oltre) di metodo Montessori

150 anni fa nasceva a Chiaravalle, nelle Marche, Maria Tecla Artemisia Montessori, donna di valore (celebrata in molte recenti biografie, alcune esplicitamente rivolte a un pubblico di giovani donne, con un obiettivo di empowerment) e che ha prodotto valore (basti vedere la diffusione di libri e materiali ispirati al metodo montessoriano presenti sugli scaffali delle librerie per ragazzi).




Come in molti altri casi (si pensi a don Milani), la spinta a innovare i modelli tradizionali di insegnamento è nata dal lavoro con bambini "difficili", in scuole differenziali di quartieri popolari, dunque ai margini del sistema scolastico. Di qui - in ragione di una dinamica non infrequente nelle società capitaliste, e che gli economisti rappresentano con un grafico sotto forma di U rovesciata - il Metodo Montessori si è diffuso fino a diventare marchio registrato e patrimonio di pochi, utenti delle scuole paritarie, figli della buona borghesia internazionale. 

Sono berline sportive e neri suv
che varcano gli alti cancelli e di là scaricano
i poveri figli dei ricchi alla scuola privata.

Ne avrà cura tutoria dietro le reti e le insegne
la scuola fino a sera, e torneranno
al crepuscolo i genitori e la loro flottiglia
tenacemente giustificata lungo il giorno,
cromatura per cromatura, investimento
su investimento in assenza di impicci. 

I figli, nelle pause,
corrono fuori a fumare nervosi a gridare qualcosa
o restano silenziosi contro un muro.
Non bisticciano quasi mai, non manifestano
pena o interessi particolari per gli effetti e le cause.

Si allenano a diventare come i padri come le madri.

(Scuola per ricchi, Fabio Pusterla)

 

Ho parlato dei materiali Montessori dedicati alla riflessione grammaticale (le "scatole") in un vecchio post

Qui potete leggere invece un artcolo scientifico, pubblicato sulla rivista "Studi di grammatica italiana", che ho dedicato al trattato montessoriano di Psicogrammatica, scritto negli anni Trenta del secolo scorso e uscito postumo pochi anni fa. Un'opera che, come e più delle altre, dobbiamo reinserire nel contesto storico in cui ha visto la luce: per valorizzare le idee più innovative di Maria Montessori ed evitare applicazioni anacronistiche di idee ormai superate.

Se volete approfondire il tema dell'importanza della manualità per lo sviluppo delle funzioni cognitive (una delle intuizioni più fertili, io credo, di Montessori) alla luce delle recenti scoperte neuroscientifiche, vi consiglio di leggere il contributo di Leonardo Fogassi al volume Montessori e le Neuroscienze.  


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