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sabato 18 marzo 2017

La grammatica svelata (recensione a D. Spadotto)

Questo il titolo di un volume pubblicato nel 2015 da Morlacchi Editore U.P.
Sottotitolo: Esperienze didattiche nella scuola primaria.
L'autore, Dino Spadotto, è un maestro. Un maestro d'eccezione, anzi, che ha dedicato i suoi trent'anni di servizio all'ascolto di bambini e bambine e all'osservazione di come essi possano arrivare alla scoperta della grammatica attraverso il dialogo filosofico.


Seguendo una pratica contraria a quella tradizionale, secondo la quale l'insegnante riversa nella mente del bambino il proprio presunto sapere grammaticale (e lo verifica attraverso estenuanti batterie di esercizi), in questo libro sono i bambini a muovere i discorsi e ad animare la riflessione.

Partendo da uno stimolo dell'insegnante (spesso frasi registrate e trascritte dal parlato quotidiano, oppure isolate a partire da storie), bambine e bambini ragionano su nodi complessi della grammatica come il funzionamento dei pronomi e degli avverbi. Attraverso i loro tentativi di disambiguare un elemento emerge una capacità sorprendente di osservare e mettere a fuoco regolarità e differenze e di arrivare insieme a definizioni condivise.

Definizioni che - coerentemente con le tecniche di definizione infantile, basate sull'analogia e il riferimento al concreto -  integrano immagini quotidiane (l'asta della bandiera, il motore e la carrozzeria, il ponte, il soprannome ecc.).
Il che pronome relativo è un elemento che "nasconde qualcosa", il che congiunzione "una specie di ponte che si attacca alle due parti e allora fa venire la frase giusta".
Gli avverbi, anche quelli più facili da individuare (perché terminanti in -mente) rivelano un'imprevedibile varietà di funzioni e significati: tra un precedentemente, un velocemente e un sicuramente le differenze appaiono evidenti ai bambini che si interrogano. Di volta in volta si tratta di specificare le circostanze della frase, modificare il significato di un verbo, assegnare un grado di verità alla frase.

L'etichetta grammaticale, che pure i bambini maneggiano, non diventa mai un alibi per chiudere le porte al ragionamento (come quando ci si accontenta del mero riconoscimento di certi elementi nella frase) ma il punto di partenza di un percorso di indagine che mobilita le risorse del singolo e del gruppo, coniugando partecipazione attiva e motivazione, che sono i presupposti necessari di ogni apprendimento significativo.

All'insegnante spetta il ruolo di supportare il pensiero che tenta di farsi strada fino a farlo venire alla luce, mediando tra diverse ipotesi. Non è da tutti, certo. Ci vuole umiltà e capacità di accettare l'imprevisto. Servono una grande disponibilità all'ascolto, curiosità, attenzione e capacità di meraviglia di fronte al nascere di un pensiero.
Che un insegnamento di questo genere sia capace di trasformarsi in vera competenza ce lo conferma un episodio raccontato nella Prefazione di Agostino Roncallo:
Un giorno un allievo pluriripetente la cui unica ambizione era praticare il suo sport preferito, il rugby, scrisse un lungo testo per dirmi che la sua vita era come un pronome: non poteva senza qualcuno alle spalle cui passare la palla ovale perché, quella, era la regola base del rugby.   

 Un ideale complemento a questo libro, per la capacità di dare la parola agli scolari, ponendo questioni (di matematica, scienze, arte e storia) e lasciando elaborare soluzioni, è il volume di un altro maestro d'eccezione, Franco Lorenzoni: I bambini pensano grande. Cronaca di un'avventura pedagogica (Sellerio, 2014).


 
 
Lorenzoni tiene anche una rubrica settimanale sul Domenicale del Sole 24 Ore: Elementare!, in cui racconta le sue esperienze di classe.

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