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giovedì 2 giugno 2022

Prendere sul serio la grammatica (sul libro di R. Simone)


Sta per uscire per l'editore Laterza un volume di Raffaele Simone, professore emerito di Linguistica generale, il cui titolo interroga chiunque si occupi di grammatica: La grammatica presa sul serio.

Un titolo che presuppone un atteggiamento diffuso "poco serio" (nei confronti della grammatica), rispetto al quale il volume (250 pagine circa) si propone come antidoto. L'obiettivo dichiarato fin dalla quarta di copertina è in effetti "fare piazza pulita di miti e idee sbagliate" a proposito della nostra lingua. 

"Giù le mani della grammatica!" si intitola la Premessa al volume: un memento posto sulla soglia dal nostro barbuto nocchiero. Che ci guida con mano sicura attraverso una scrittura meno seriosa e tecnica rispetto ad altri volumi (come il famigerato Fondamenti di linguistica generale, su cui tanti di noi hanno studiato), benché ugualmente precisa e ricca di osservazioni ed esempi in più lingue. Tanto da indurre a pensare che obiettivo non dichiarato del volume sia quello di precisare il posto della grammatica nella linguistica generale, e viceversa. 

Messe da parte le immagini medievali della megera dotata di frustino e la "canzone dolce" che incanta le orecchie dei bambini, il libro ci porta a scoprire la grammatica come "arcipelago" di isole indipendenti, con caratteristiche comuni e altre specifiche, esposte ai marosi e all'erosione del tempo. 

L'idea ricorda l'immagine dell'albo illustrato Le français vu du ciel, di cui avevo parlato in un vecchio post, ma qui lo sguardo non è a volo d'uccello: si osserva la superficie e si va in profondità, si soppesano le parole in base alla loro consistenza semantica (o alla loro leggerezza), se ne studiano le relazioni e i legami di coesione (la grammatica presente nel lessico, insomma, che struttura tante espressioni più o meno fisse, compresa quella presente nel titolo: prendere sul serio).

Intanto ci si fa strada tra le metafore (oltre all'arcipelago, la cascata, il filtro, la cassetta degli attrezzi) che aiutano a vedere un oggetto astratto e "implicito" quale è il sistema della lingua, e a esplicitarne le regole. Si impara anche a muoversi nel "triangolo delle varietà" e a relativizzare i giudizi corretto/sbagliato. Si familiarizza con concetti complessi, come quello di grammaticalizzazione o di ciclo lessicale. Si scopre l'adposizione accanto alla preposizione. Si ritrovano i modi diversi di rappresentare linguisticamente gli eventi affidati alle strutture argomentali dei verbi. Si impara a chiamare "rotazione di transitività" il fenomeno per cui verbi intransitivi diventano "transitivi di basso grado" ammettendo alcune forme passive (per esempio partecipare nella frase: Una discussione partecipata da molte persone). Un esempio dell'influenza profonda (che arriva fino alle strutture della lingua) dell'inglese, lingua nella quale la distinzione tra intransitivo e transitivo è assai debole. 

Insomma, una lettura sicuramente utile per chiunque abbia a cuore la grammatica intesa come strumento per ragionare, combattere pregiudizi, costruire ponti. Certo, sarebbe bello se anche qualche "no-grammar" o "influencer" grammaticale (categorie usate da Simone nel suo libro) affrontasse la fatica del viaggio nelle zone più impervie del territorio delle lingue. E potesse tornare poi indietro, sanificato e sollevato, a raccontarci il vero.

Io, nel dubbio, ne raccomando la lettura a chi come me la grammatica la insegna, sperando che sia "appresa sul serio".

 

  






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