Sarà che l'articolo comincia con una citazione dalla Lettera a una professoressa che - ancora una volta e a distanza di 50 anni - non ha finito di dire quello che ha da dire:
Ci sono dei professori che fanno ripetizioni a pagamento. Invece di rimuovere gli ostacoli, lavorano a aumentare le differenze. La mattina sono pagati da noi per fare scuola eguale a tutti. La sera prendono denaro dai più ricchi per fare scuola diversa ai signorini. A giugno, a spese nostre, siedono in tribunale e giudicano le differenze. Non è che il babbo di Gianni non sappia che esistono le ripetizioni. È che avete creato un’atmosfera per cui nessuno dice nulla.
Sarà che negli ultimi tempi ho contato quanti, tra i miei conoscenti, si sentono obbligati ad aiutare la figliolanza nei compiti di grammatica e quanti si trovano a dover pagare ripetizioni per soddisfare le richieste sempre più alte di professoresse temibili ed esigenti che seminano 3 e 4 nei compiti di analisi logica alle medie.
Insomma, senza girarci troppo intorno: difendere l'intangibilita dell'analisi grammaticale e logica tradizionali (nate - vale la pena ricordarlo - come esercizio propedeutico al latino scolastico) significa spesso difendere una scuola "di classe", pronta a conservare pratiche di dubbia efficacia anche (magari inconsapevolmente) per conservare un sistema sociale destinato a riprodurre e trasmere la cultura (o la disponibilità di tempo e denaro) dei genitori. Con un'aggravante: oggi a queste disuguaglianze "passive" (non nuove e di lunga durata) vanno aggiungendosi nuove disuguaglianze "attive", legate al mercato delle ripetizioni.
Perché le lezioni private, in un contesto scolastico sempre più competitivo, e in un contesto sociale caratterizzato da un "consumismo familiare" sempre più accentuato, non servono più solo da stampella per alunni con lacune e ritardi, ma come tonico indispensabile a chiunque voglia avere garanzia di successo scolastico.
Quello che trovo irritante, in tanti difensori dell'insegnamento tradizionale della grammatica, è la pretesa di scambiare la testa con la coda: usate e abusate pratiche elevate al rango di strumento di elevazione scolastica per i meno abbienti.
Imperdonabile.
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