Come funziona la chimica delle parole
Ogni verbo, proprio come gli atomi, ha le sue «valenze» e possibilità di combinazione
Corriere della Sera,
Tra i ricordi della scuola media, è persistente per tutti noi quello dell’analisi logica, con la quale si dovrebbero mettere in evidenza le articolazioni del pensiero in qualunque frase o enunciato. Abbastanza facile individuare il soggetto, anche se poi va distinto quello grammaticale da quello logico (in «mi piacciono le vacanze», il soggetto grammaticale sono le vacanze, il soggetto logico è «io»); e ci sono frasi senza soggetto («piove», «fa caldo»), e gli imperativi, e così via. Nemmeno il verbo (il predicato) dà molte difficoltà. Ma poi ci sono i complementi, per i quali sembrano non bastare più quelli fissati dalla grammatica tradizionale, legati ai casi del latino (complemento oggetto, di specificazione, di termine, di causa, di tempo, ecc.), ma se ne inventano infiniti di nuovi, croce e non delizia dei nostri studenti.
Tra quelli che hanno cercato di analizzare davvero logicamente la frase, si pone ora Francesco Sabatini, presidente onorario di quell’Accademia della Crusca che da secoli si occupa della nostra lingua, e tramite questa delle lingue in generale. Senza fare una rassegna degli importanti lavori di storia della lingua di Sabatini, credo invece utile rilevare che in un dizionario dell’italiano di grande diffusione, il Disc (Dizionario italiano Sabatini Coletti, dal nome dei due autori, presso Rizzoli-Larousse), Sabatini ha rivolto sistematicamente l’attenzione alla sintassi e in particolare agli elementi linguistici che permettono di collegare i verbi con i loro complementi, e i connettivi testuali a partire dalle congiunzioni. Perciò alle consuete definizioni delle parole si aggiungono, nel Disc, le notizie sul loro modo di sistemarsi entro la frase.
Ora Sabatini ha generalizzato e sistematizzato il suo studio della sintassi, come risulterà da un volume in uscita per luglio, scritto con Carmela Camodeca e Cristiana De Santis, su Sistema e testo. Dalla grammatica valenziale all’esperienza dei testi (Loescher, pagine 786, 29,90). Si tratta di un volumone di quasi 800 pagine di grande formato, in cui s’inquadra, nella prima sezione, il linguaggio verbale tra gli altri linguaggi, visivi, gestuali, simbolici, quelli degli animali, ecc., e si termina (quinta sezione) con la storia della nostra lingua e (sesta sezione) con la morfologia e la fonetica dell’italiano.
Ci soffermiamo sulle sezioni centrali perché è qui che Sabatini avanza le proposte più innovative. Esse s’inseriscono naturalmente nella prospettiva di attenzione alla sintassi promossa soprattutto dal celebre linguista Noam Chomsky (nato nel 1928), con la sua grammatica (o linguistica) generativo-trasformazionale, ormai diffusissima, sin troppo, dato che ha anche aspetti negativi che sarebbe lungo illustrare. Semplificando molto, diremo che per Chomsky ogni parlante ha una «competen- za» che gli permette di inventare un numero infinito di frasi secondo la grammatica e con il lessico della sua lingua. Il parlante ha assimilato una serie di regole che legano tra loro tutti gli elementi costituenti ogni sua frase. Da queste frasi si possono astrarre costrutti sempre più semplici (le strutture profonde), sino a giungere a forme anteriori alle singole lingue, e anzi comuni a tutte le lingue. Insomma, la nostra capacità lingui- stica sarebbe innata, e questo ci porterebbe a confermare l’origine unitaria di tutta l’umanità.
Pur mediante procedimenti simili, Sabatini ha obiettivi molto più concreti. Si tratta per lui di organizzare un tipo di analisi del discorso che sia chiaro, rigoroso e didatticamente funzionale: per questo si rivolge ai docenti e agli studenti del liceo. Prendiamo una frase elementare: «Gli amici regalano un libro a Giulia». Nel suo nucleo abbiamo un verbo (regalano) e tre enti, o «argomenti»: i donatori, l’oggetto donato, il destinatario del dono. Sabatini si ispira dichiaratamente a un geniale e discusso l i nguist a f r a ncese, Luci e n Tesnière (1893-1954), professore a Strasburgo e a Montpellier. Tesnière, invece che di «argomenti», parlava di attanti, e il semiologo Greimas avrebbe adottato il termine per indicare chi agisce in una narrazione.
Ma andiamo avanti. Nella frase citata, «il libro» è l’oggetto diretto, mentre Giulia è l’oggetto indiretto. Si noti che il verbo si accorda con il soggetto, e l’oggetto indiretto viene legato al verbo da una preposizione, a. Qui si piomba nel campo della semantica, cioè nello studio dei significati. Perché i verbi possono avere da nessun argomento a quattro argomenti: ne ha due amare (chi ama e chi è amato), tre dare (chi dà, a chi, e che cosa), ecc. A questo punto è provvidenziale un altro concetto, quello di valenza. In chimica la valenza è la capacità che ha un atomo di combinarsi con altri atomi (non più di quattro) per costituire una molecola: saturando con due atomi di idrogeno le due valenze di un atomo di ossigeno si ottiene una molecola di acqua: H2O. Analogamente, ogni verbo ha da una a quattro valenze, che vanno saturate da altrettanti argomenti. E siccome le parole hanno spesso più significati, e secondo il contesto uno di questi viene selezionato, anche le valenze cambiano secondo i significati («io penso» ha una sola valenza quando significa «io faccio funzionare la mente», ma «io penso ai miei guai» ne ha due).
È solo un accenno, semplificato violentemente, di ciò che viene rappresentato da Sabatini con schemi multicolori sempre più complessi, preziosi nella didattica (un cd è accluso). Riuscirà con questa costruzione interpretativa a rivoluzionare l’insegnamento della lingua? Si vedrà. Ma è certo auspicabile.
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