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giovedì 13 gennaio 2022

La scuola dei singoli (sul libro di Francesca Rigotti)

 



Siamo nell'era del singolo. Un'epoca in cui un numero sempre maggiore di persone, spesso inconsapevoli di far parte di una tendenza generale, non si aspetta più il generale ma sempre lo speciale, non si volge a ciò che è standardizzato e regolato ma a ciò che è originale e particolare [...]. Per esempio per i nostri figli cerchiamo non più un'istruzione uguale per tutti, ma scuole che valorizzino il profilo individuale, i talenti, l'unicità e la singolarità di ciascuno dei nostri rampolli. 


Il nuovo libro della filosofa Francesca Rigotti si intitola L'era dei singoli, è da poco uscito per Einaudi e si presenta come una densa riflessione sociale e politica che interroga anche gli insegnanti, posti di fronte a richieste sempre più personalizzate, ritagliate sulle preferenze di "singoli" che reclamano una propria visibilità e riconoscibilità.  

Sembrerebbe una tendenza recente del consumo culturale, che "democratizza" la ricerca borghese di "distinzione". Scopriamo che si tratta invece di un movimento più profondo, che ha a che vedere con l'evoluzione del concetto moderno di individuo (inteso come titolare di diritti e doveri) e con la dissoluzione delle classi sociali.   

Oggi conta più la difesa della propria identità personale e del proprio diritto alla felicità individuale rispetto al senso del dovere e di responsabilità nei confronti della comunità. Alla comunità più larga si sostituiscono semmai "bolle sempre più piccole e impermeabili a informazioni che non rafforzino le convinzioni di chi ne fa parte" - come ha scritto Pietro Del Soldà nella sua recensione al libro (La Domenica del Sole 24ore, 2 gennaio 2022). Con un risultato solo apparentemente paradossale: la ricerca spasmodica dell'unicità porta a un processo di omologazione tanto più pervasivo quanto più è nascosto "dall'aumento delle opzioni e dalla frammentazione degli stili di vita".

Prendiamo i nomi di persona: la prima parola con cui ciascuno di noi acquista familiarità e sulla quale pone le basi per fare le prime ipotesi sulla consistenza fonica e sulla traduzione grafica della lingua parlata. La ricerca di originalità da parte dei genitori porta a cavalcare "ondate" onomastiche che mettono sotto i nostri occhi classi di Giulie, di Martine, di Sofie, di Ginevre, di Matildi e di Emme. Ciascuna dotata di un corpo unico, la cui singolarità sarà sottolineata da tatuaggi e piercing, e comunque (ri)modellabile in base al proprio desiderio grazie a fitness, moda e ritocco (chirurgico o fotografico). Ciascuna spinta verso una definizione sempre più precoce dei propri gusti in termini di cibo, musica, arte, viaggi, lingue straniere. Gusti assecondati e alimentati da proposte di consumo ritagliate sulle proprie preferenze, grazie agli algoritmi che regolano la nostra vita iperconnessa.   

Tutta la nuova educazione tardomoderna è un programma di singolarizzazione del ragazzo basato sulla sua autorealizzazione e sull'investimento dei genitori nei confronti del suo status. E se i test PISA controllano e assicurano (si spera) una soglia di competenza verso il basso, la scuola accoglie ed esalta dove può il singolarismo dei genitori: non si mandano più i bambini alla scuola più vicina [...]; si mandano alla scuola che meglio sviluppa la personalità individuale dei pargoli, i loro talenti e le loro vocazioni. Non più la scuola di quartiere, ma la scuola di eccellenza. (p. 82 s.)    


Ovviamente, questo atteggiamento parentale non è senza conseguenze sulla vita dei figli, sottoposti a una  pressione continua per la valutazione e a una sorta di selezione permanente che dal mercato del lavoro si è trasferita alle esperienze scolastiche e alle relazioni personali.

Ne risente, giocoforza, anche la professionalità dell'insegnante, che come individuo è chiamato a far fronte a tante richieste sempre più pressanti di éveil ed épanouissement dei piccoli prima, poi di agency e di empowerment personale degli scolari, infine di "customizzazione" dei percorsi formativi degli studenti ed esami on demand.

Eppure proprio a scuola si gioca la scommessa: è qui che possiamo continuare a tessere quei legami necessari (di socialità autentica) che sono il collante tra esistenze singole e singolari - come suggerisce il coniatore del termine singolarismo, il sociologo franco-peruviano Danilo Martuccelli

E' nelle classi che possiamo provare a costruire un'alleanza tra istanze di uguaglianza e singolarismo, che possiamo insegnare a bilanciare ciò che è dovuto a noi con ciò che dobbiamo agli altri. Iniziando dalla lingua che parliamo e che "esercita una meravigliosa autorità con la sua combinazione di regole e scelte, dove la libertà di queste con la migliore conoscenza di quelle" (Luisa Muraro, Autorità, Rosenberg & Sellier, 2013).

Buona lettura!

N.B.: Un'ampia e approfondita recensione del libro, scritta da Mauro Portello, è stata pubblicata su doppiozero.

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