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lunedì 26 novembre 2018

"Non corre più, ma vola": ricordo di Paola Caterina Mattioda

 
 


Questo è il segnaposto che avevo preparato per Paola. Maggio 2011. La grammatica per il biennio Sistema e testo era stata da poco pubblicata da Loescher dopo un anno di lavoro concitato. Avevo invitato a cena tutte le collaboratrici: quelle il cui nome compare nella pagina interna, sotto al copyright.
Dietro il lavoro di tre autori che firmano un libro scolastico c'è sempre una squadra di redattrici, impaginatrici, esercitatrici, correttrici. Paola Mattioda, insieme con Simona Ciaramella e Tiziana Causarano, aveva preparato gli esercizi dell'intero volume, collaborando anche alla stesura della Sezione dedicata alle Abilità testuali e alle esercitazioni INValSI.
Per chiudere il volume avevamo fatto tutte quante acrobazie incredibili, dividendoci tra il lavoro a scuola e all'università, la famiglia, la grammatica. Scambi di mail a ore impossibili, da un capo all'altro della penisola, con testi ed esercizi da rivedere, soluzioni e schemi radiali da controllare (sotto la supervisione delle prodi Francesca Asnaghi e Monica Garbarini). Ci univa la fatica, l'ostinazione, ma anche e soprattutto la possibilità di dirsi la stanchezza e il sollievo, per una naturale simpatia e solidarietà che si era stabilita tra noi, compagne di cordata.
Scorreva nei nostri scambi una leggerezza che ci portava a infilare, nelle frasi degli esercizi, rimandi alle vite nostre e delle altre: i nomi e i gusti, per esempio. Qualcosa che ci richiamasse a un altrove che ci aspettava alla fine dell'impresa.
Paola amava le tavolate, i fiori, la montagna. Paola era una donna luminosa, per bellezza e intelligenza. Sempre puntuale nel lavoro, capace di pensieri affettuosi e arguti (io ero per lei lafanciullachesiattorcigliaicapelli). Paola era un'insegnante amata e appassionata, dentro e fuori le mura delle scuole (da ultimo l'Istituto Amedeo Avogadro di Torino) che hanno avuto la fortuna di accoglierla. Operosa nel CIDI, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti di Torino guidato da Mario Ambel; attiva anche nell'INDIRE e nell'INValSI. Per me - come per Carmela e Francesco - è stata una collaboratrice preziosa, con la quale abbiamo continuato a dialogare negli anni, progettando altre imprese.




Vorrei ricordare Paola, che ci ha lasciati all'improvviso, increduli e sgomenti, riportando un testo poetico di Umberto Saba, da lei scelto per il nostro libro e corredato di attività di analisi lievi e garbate, che consentono di entrare autonomamente nel testo, senza note a pie' di pagina, commenti o parafrasi che interrompono il piacere del testo.

  
  È bene ritrovare in noi gli amori
     perduti, conciliare in noi l'offesa;
     ma se la vita all'interno ti pesa,
  tu la porti al di fuori. 

 Spalanchi le finestre o scendi tu
 tra la folla: vedrai che basta poco
    a rallegrarti: un animale, un gioco
    o, vestito di blu,

    un garzone con una carriola,
    che a gran voce si tien la strada aperta,
    e se appena in discesa trova un'erta   
    non corre più, ma vola.
   
    La gente che per via a quell'ora è tanta
    non tace, dopo che indietro si tira.
    Egli più grande fa il fracasso e l'ira,
    più si dimena e canta.
 
 
A1. Nei primi due versi il poeta sostiene che sia un bene la riflessione interiore, il ripiegamento su di sé. Nei versi successivi e nella seconda strofa suggerisce però anche un altro comportamento, quando questa riflessione diventa troppo pesante e dolorosa. Di quale suggerimento si tratta?

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A2. L’immagine del garzone che il poeta intende comunicare è      

A. quella di un lavoratore che ha il diritto di svolgere in fretta le sue mansioni
B. quella di un gran maleducato, irrispettoso dei diritti dei pedoni
C. quella di un giovane pieno di vita ed energia, allegro e spavaldo
D. quella di un garzone piuttosto arrabbiato che ha bisogno di sfogarsi

 
A3. Nell’ultima strofa il poeta ci fa capire che la gente impreca ed è adirata con il garzone. Per quale motivo?

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A4. Elenca quattro immagini sensoriali, visive/o uditive, tra quelle presenti nel testo.

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A5. Al verso 2 della prima strofa, l’espressione  “conciliare in noi l’offesa” significa

A. dimenticare gli amori infelici del passato
B. superare i momenti di crisi e riconciliarsi con la vita
C. vendicarsi di un’offesa ricevuta
D. affrontare con coraggio un’offesa ricevuta

 
A6. Cosa significa al v.10 l’espressione “ si tien la strada aperta”?

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A7. Quale schema seguono le rime della poesia?

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A8. Continua e completa l’elenco che indica il numero dei versi tra i quali, nella poesia, si crea enjambement

  1. vv.1-2
  2. ……..
  3. ……..
  4. ……..
  5. ……..

 A9.  Nel testo la funzione degli enjambements è quella di

A. spezzare il ritmo narrativo
B. rendere i versi più ritmati ed espressivi
C. rendere il ritmo narrativo fluido, tendente al discorsivo
D. trasformare gli endecasillabi in dodecasillabi

 
A10. Nel verso 7 con l’espressione “un gioco” in realtà l’autore vuole alludere ai bambini, tema a lui molto caro. Di che figura retorica si tratta, quindi?
 
A. sinestesia
B. metonimia
C. ossimoro
D. chiasmo

 
A11. Per mantenere il significato che il poeta vuole trasmettere con il testo, l’immagine del garzone con la carriola deve rimanere per forza quella, oppure potrebbe essere sostituita da qualche altra immagine, per esempio quella di un bimbo che corre tra la folla con un palloncino?

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A12. Indica quale delle seguenti definizioni meglio rappresenta la psicologia dell’autore che emerge dalla lettura di questa poesia

A. è un uomo molto inquieto che predilige il ripiegamento su di sé, la riflessione solitaria
B. sente il peso della vita ma trova consolazione immergendosi tra la gente comune e osservandone gli aspetti più semplici e vitali
D. tenta disperatamente di trovare un senso nell’esistenza senza riuscirvi e se ne rammarica
C. non ha mai momenti di sconforto; ha una visione della vita pacata e serena e ama ritrarne aspetti gioiosi e divertenti  

 

6 commenti:

  1. Ho saputo ora di Paola, mi ha telefonato Carmela. Ho fatto parte anch'io della "squadra dei vulcaniani", come chiamavano alla Loescher il gruppo di chi lavorava ai testi di grammatica valenziale. Sono costernata... abbiamo lavorato insieme per due anni..abbiamo condiviso lavoro e dolori: mentre lavoravamo, sono mancate sua mamma e la mia. Intelligente, colta, buona e generosa; lavoratrice; rispettosa delle fatiche altrui. Abbiamo perso un'amica.
    Claudia Delfino

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  2. Già Claudia, ci eravamo ripromesse di non sottoporci più a smisurati sforzi editoriali, e invece avevamo finito per lavorare intensamente, sia pure con tempi più distesi, anche alla grammatica per le medie, Conosco la mia lingua. Paola aveva collaborato, con te, al volume dedicato al Testo, che Carmela aveva seguito più da vicino.
    Ricordiamola insieme.

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  3. A quella tavolata sedevo anch'io. Anch'io con il mio segnaposto. Cristiana ci aveva voluti tutti a cena a casa sua per festeggiare l'uscita del libro. Paola mi stava accanto a destra. Di quella sera ricordo le risa, continue, bellissime, luccicanti. Avevamo fatto l'impresa. E non si poteva che sentirsi leggeri e infantilmente felici, come il garzone che vola giù per le strade e scansa la gente e svuota a poco a poco la carriola gravida della mente. Io aspettavo mio figlio. Paola mi mostrava le sue ragazze sul cellulare, e mi parlava dei suoi viaggi, del suo giardino, di una vacanza che voleva fare. Ricordo di lei la luce che si sommava alla luce di quella sera. Era maggio, io ero felice, tutti eravamo felici. Grazie, Paola, per il tuo lavoro intelligente e generoso e per quella sera lontana, che ha aggiunto un filo alla tela preziosa della vita.

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    1. Quella sera la ricordo benissimo: le risate, la felicità per un obiettivo raggiunto, il piacere legato alla condivisione del progetto. E, soprattutto, ricordo gli sprazzi di vita personali che ognuna svelava alle altre. Dopo l’ esperienza di Sistema e Testo” e di “Conosco la mia lingua”, ci siamo perse di vista, ma il ricordo di quel periodo è ancora impresso nella mia mente. La notizia mi è arrivata attraverso una e-mail di Carmela. Sono senza parole.

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  4. Scusatemi, non ho detto chi sono: sono Tiziana Causarano

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  5. Siamo state così fortunate a conoscere un'altra PM "professoressa torinese". Quella vera, la Matty, stava dentro la scuola e inventava ogni giorno il come a partire dal cosa, lieve e senza sprezzatura, guardando in faccia ragazze e ragazzi, sfidando il futuro con la sapienza del passato.

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