lunedì 12 novembre 2018

5 verbi su 600 (BCM, 15 novembre)

In occasione di Bookcity, la festa diffusa del libro e della lettura che da qualche anno si tiene ogni autunno a Milano, è stato chiesto a 44 scuole primarie e secondarie di Milano e provincia di partecipare a un progetto di "vocabolario partecipato", i cui risultati, esposti sulle mura interne del Cortile delle Armi nel Castello Sforzesco, saranno presentati il 15 novembre.
I verbi che valgono, le azioni che ci ispirano: questo il titolo del progetto, in collaborazione con Treccani cultura.
Lo scorso anno un progetto analogo, intitolato Le parole dei valori, aveva messo al muro dei nomi:




Quest'anno tocca ai verbi: verbi che ci fanno stare bene.
Su La lettura, il supplemento domenicale del Corriere della sera in edicola questa settimana, sono presentati i 5 verbi selezionati (accogliere, ascoltare, regalare, scegliere, seminare) insieme con altri esempi di verbi proposti dalle scuole con relativa definizione: ballare, colorare, donare, espandere, fare la pace, giocare, hostare (sic! vuol dire 'ospitare in modo accogliente'), imparare, lottare, modellare, nuotare, osservare, parlare, qualificarsi, ricordare, sperare, tollerare, uscire, vivere, zuccherare...

Le scolaresche si sono concentrate sul significato del verbo (come da definizione tradizionale: "parola che indica azioni, stati ecc."), più che sulla funzione del verbo, ovvero quella di legare a sé i nomi, animarli e metterli in relazione tra di loro creando così una scena che è possibile collocare nel tempo, riferire a persone e modulare in vari modi.
Nonostante i limiti delle definizioni tradizionali (se guardiamo solo al significato, anche il ballo il dono indicano azioni: allora perché non sono verbi?), alcuni alunni hanno colto e reso questa funzione "relazionale" del verbo.
Mi piace riportare questa definizione (accantonata nella selezione finale a vantaggio di regalare):

Donare: Azione che ci permette di regalare le nostre cose a una persona e di imparare a essere generosi con gli altri. Per donare c'è bisogno della generosità e c'è bisogno di volerlo. (4a A, Scuola Primaria don L. Sturzo, Cornaredo)  

Trovo questa definizione bella e centrata perché coglie lo schema argomentale del verbo: il soggetto (un 'io allargato', un noi che si ricava indirettamente dalla frase), l'oggetto diretto (ciò che viene donato: le nostre cose), l'oggetto indiretto (il beneficiario del dono: a una persona). Non solo: mette in luce anche un meccanismo fondamentale della struttura dell'azione: non c'è azione senza un agente responsabile che sia in grado di compiere quell'azione e intenzionato a compierla. E poi, la coda appuntita: per donare, un po' di generosità ci vuole, ma è vero anche che più si dona più si diventa generosi - una piccola riflessione filosofica al cuore del lessico e della grammatica.
Pur trattandosi di una classe di primaria, risulta già padroneggiato il tipo di testo corrispondente alla "definizione" di dizionario, come mostra l'uso di un termine generale (azione) seguito dalle caratteristiche specifiche (la relativa restrittiva introdotta dal che). Al tempo stesso, la frase finale che segue aggiunge una nota insolita in una descrizione lessicografica: un felice tocco di colore, come il piumaggio di un canarino in gabbia.

Riporto anche un'altra definizione, scritta dagli stessi bambini, che mi piace per il motivo opposto: la sua fedeltà alle strategie spontanee di definizione infantile, basate sul riferimento alla propria esperienza (quando...) alla ricerca di somiglianze e differenze (è come / è diverso); la sua felice noncuranza dei limiti imposti dalla "frase minima" (si gioca sempre a qualcosa, anche se giocare è un verbo monovalente!); il riferirsi a un tu generico che è specchio dell'io:

Giocare: quando giochi a qualcosa tu esprimi un'emozione diversa dalla noia, il giocare è diverso perché non ti annoi proprio...

Mi è piaciuta anche la definizione di accogliere, verbo transitivo che implica sentimenti e azioni coerenti con un certo sentire (che è quello infantile):

Accogliere: Non far sentire una persona trascurata, farla giocare con te e non lasciarla sola (1a A, Medie C. Colombo, Milano)

Trovo infine straordinarie queste due definizioni:

Ricordare: Nel tuo cuore si apre uno spazio per far entrare un evento, una persona; nel tuo cervello invece si crea uno spazio per ripensare a ciò che hai messo nel cuore. (5a A, Primaria G.B. Pirelli, Milano)
Lottare: sinonimo di resistere. Perché? Resistere è una lotta. Soltanto se riesci a resistere in una situazione trovi la forza di superarla. Ognuno di noi, alla fine, è un lottatore. (2a CSUE, Istituto G. Bertacchi, Lecco)

Insieme con un bell'applauso 👏👏👏 a questa iniziativa, vorrei dire una cosa alle insegnanti e agli insegnanti che mi leggono: la profondità del ragionamento dei bambini si capisce, si apprezza, si valorizza solo se conosciamo a fondo la lingua e i suoi meccanismi, anche dal punto di vista del loro sviluppo a livello cognitivo.
Io ho dovuto studiare tantissimo per arrivarci!
 

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